«Ci sono storie che non finiscono, anche quando la giustizia dice che sei innocente. La mia è così"; «in un mondo come questo una sentenza di assoluzione non ti libera ma spesso ti porta in una nuova prigione, quella del giudizio nello sguardo delle persone": Raffaele Sollecito è tornato a parlare del caso dell’omicidio di Meredith Kercher nel quale è stato coinvolto prima di essere definitivamente assolto. Lo ha fatto con un video su TikTok, nel quale parla anche del caso Garlasco. «Viviamo in un mondo nel quale si censurano battute fatte verso le minoranze ma si può facilmente rovinare la vita di un innocente» ha aggiunto. «Lo sto vedendo di nuovo - ha sostenuto ancora Sollecito nel video - nel caso di Garlasco e la cosa mi intristisce molto».
Sollecito venne arrestato nelle fasi iniziali delle indagini dell’omicidio Kercher dal quale a inizio novembre saranno passati 18 anni. Condannato in primo grado con Amanda Knox, i due vennero assolti in appello e quindi scarcerati con un sentenza però annullata con rinvio dalla Cassazione. Quindi un nuovo processo, a Firenze, e un’altra condanna prima di essere definitivamente assolti dalla Suprema Corte per un delitto al quale si sono sempre proclamati estranei. Ha invece terminato di scontare la condanna Rudy Guede, l’unico ritenuto colpevole dell’omicidio.
«Il marchio che mi porto addosso - ha detto l’ingegnere informatico pugliese - non è una colpa. E’ uno stigma e quello non te lo toglie nessuna sentenza, nemmeno una di assoluzione. Di fatto oggi il politically correct difende tutto e tutti, tranne chi non ha fatto nulla. Ancora oggi mi sento costretto a dimostrare di non essere quello che hanno raccontato di me. Mi capita spesso di sentire di doverlo dimostrare quando entro in un bar, quando vado a fare qualche commissione, quando leggo nello sguardo delle persone un pregiudizio, un atteggiamento di voler sapere o conosce cose che in realtà non sanno di me. E - ha concluso Sollecito - colmare quella distanza che c'è tra chi sono e quello che leggo nello sguardo delle persone che mi circondano»