«Non era un attore, era un’emozione». E' una delle tante frasi di omaggio che migliaia di fans attraverso i social, stanno dedicando a Irrfan Khan, divo di Bollywood, interprete versatile e sensibile, amato in tutto il mondo, morto a 53 in ospedale a Mumbai. Era stato ricoverato d’urgenza, per un’infezione legata al tumore neuroendocrino che combatteva da 2 anni. Qualche giorno fa, a causa del lockdown per il coronavirus, non era potuto andare a Jaipur, per partecipare ai funerali della madre 95enne. Introspettivo quanto generoso, Khan ha saputo alternare, in una carriera di oltre 100 titoli, film che hanno sbancato agli Oscar (The millionaire, La Vita di Pi), blockbuster The amazing Spider-man) e opere d’autore (The lunchbox).
Saahabzaade Irfan Ali Khan è nato il 7 gennaio 1967 (vari media riportano invece come anno di nascita il 1966, ndr), a Jaipur, in Rajastan. La mamma era di origini nobili e il padre un uomo d’affari che vendeva pneumatici. Dopo aver abbandonato il sogno di diventare giocatore di cricket decide di intraprendere la carriera d’attore, lasciandosi alle spalle l'azienda paterna e la vita agiata. Semplifica il suo nome, in Irrfan Khan. raddoppiando la 'r' di Irfan, perché gli piace di più il suono. «Nessuno pensava potessi diventare attore, ero così timido, così esile. Ma il desiderio era così intenso» aveva detto alla Bbc. Dopo gli studi al National School of Drama di Nuova Delhi inizia quasi subito a lavorare, con piccoli ruoli nelle soap operas indiane Una gavetta, tra tv e parti di secondo piano, durata dieci anni.
I primi ruoli da protagonista arrivano a inizio degli anni 2000: nel 2002 si fa notare anche all’estero con il low budget Warrior, opera prima di Asif Kapadia, premiata fra gli altri, con un Bafta per il miglior film britannico. A Bollywood diventa una delle star più amate con personaggi come quello in Maqbool (2003), adattamento indiano del Macbeth di Shakespeare; nella commedia Piku (2015), con altre superstar indiane come Amitabh Bachchan e Deepika Padukon; in Hindi Medium (2017) il suo più grande successo al botteghino indiano e il delicato The Luchbox (2018), venduto in tutto il mondo.
Si costruisce intanto anche una solida carriera internazionale. Da Un cuore grande di Michael Winterbottom con Angelina Jolie a Un treno per Darjeeling (2007) di Wes Anderson; da film plurivincitori di Oscar come The millionaire (2008) di Danny Boyle e La Vita di Pi (2012) di Ang Lee, dove dà volto al protagonista da adulto a blockbuster come The Amazing Spider-Man (2012), Jurassic World (2015) e Inferno (2016). Proprio durante il tour promozionale per il thriller, Tom Hanks l'aveva definito «la persona più cool tra noi». Non ha mai però pensato, nonostante le tante offerte ricevute, di trasferirsi a Hollywood, che vedeva troppo irreggimentata rispetto al mondo cinematografico indiano.
Nelle interviste non ha mai avuto paura di affrontare temi difficili come vivere da musulmano in India o l’essere stato bloccato più volte per controlli in aeroporti americani perché, leggendo sul passaporto il suo cognome e la sua religione, i funzionari dell’immigrazione si insospettivano. «E' umiliante - aveva raccontato -. non ti dicono neanche il motivo». Fra gli ultimi suoi messaggi affidati ai social, quello scritto in supporto dei lavoratori immigrati rimasti bloccati in India per il lockdown. Lascia una moglie e due figli.
Fra le star, gli ammiratori e gli amici che lo stanno ricordando, la diva indiana Priyanka Chopra: «Il carisma che portavi in ogni cosa era pura magia» ha scritto. «Riposa in pace, Irrfan Khan, uno dei più grandi attori del nostro tempo - ha twittato Riz Ahmed (Rogue one) -. Non l’ho mai incontrato ma era un mio eroe e una fonte d’ispirazione» (video Youtube - Oscars).
















