Nel Materano

La nuova eroina e i criptofonini: l'asse della droga tra Albania e Basilicata

Massimo Brancati

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La base era a Scanzano Jonico con un’azienda agricola diventata «copertura» per le attività illecite del sodalizio

SCANZANO JONICO - Il tribunale dei Riesame ha confermato il teorema accusatorio alla base di un’operazione della Procura antimafia di Potenza che ha portato allo smantellamento di un traffico di droga tra Italia e Albania. La base era a Scanzano Jonico con un’azienda agricola diventata «copertura» per le attività illecite del sodalizio.

L’indagine, lo ricordiamo, è approdata all’arresto di quindici persone, gran parte delle quali di nazionalità albanese. Proprio dal Paese delle Aquile i vertici del gruppo malavitoso avevano deciso di «mettere tenda» in Basilicata per gestire il traffico di droga. Il procuratore Francesco Curcio parla di un’inversione del sistema: «I grossi trafficanti - spiega - di norma stazionano sulla fascia adriatica della Puglia per poi smistare le sostanze stupefacenti nelle piazze di spaccio in Basilicata. In questo caso accade il contrario, con il territorio lucano che fa da «quartier generale» per poi portare la droga in Puglia». Perché la scelta della Basilicata come nucleo centrale dell’attività? «Evidentemente - spiega Curcio - perché convinti di potersi mimetizzare meglio in un territorio ritenuto, a torto, isola felice».

Da qui, insomma, i trafficanti spostavano ingenti quantità di sostanze stupefacenti nei vari punti dello spaccio. Un vero e proprio Hub di proporzioni rilevanti (gli investigatori parlano del movimento di una tonnellata di droga in pochi mesi).
Avvalendosi di una fitta rete di collaboratori, il gruppo gestiva le importazioni di sostanze stupefacenti, la successiva distribuzione sul territorio e utilizzando i proventi illeciti nell’acquisto di beni immobili e attività commerciali in Albania.
Notevole il carico complessivo di droga proveniente dal territorio albanese e durante un controllo su possibili «importazioni» i militari hanno colto in flagranza di reato sei persone. Quindici, in tutto, gli indagati, accusati di far parte dell’associazione malavitosa. La Guardia di Finanza (Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Potenza e della Compagnia di Policoro, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata) ha sequestrato loro beni per complessivi 4,2 milioni di euro, somma ritenuta frutto della vendita della droga.

Il sodalizio criminale operava in collegamento con l’Albania tramite un complesso sistema di chat criptate per evitare di essere intercettati. Ma la piattaforma «Sky Ecc», fino a poco tempo fa considerata un’applicazione di messaggistica sicura e blindata (per questo apprezzata dai narcotrafficanti) è stata «violata» dagli investigatori che sono riusciti a decriptare i messaggi dai quali emergerebbero gravi indizi di colpevolezza. Durante le indagini gli investigatori hanno scoperto l’utilizzo di «criptofonini» attraverso i quali gli spacciatori comunicavano tra di loro. I componenti del gruppo malavitoso erano talmente sicuri di non essere intercettati che addirittura fotografavano i carichi di droga: «Le intercettazioni - sottolinea il procuratore Curcio - sono utili alle indagini, ma i criminali comunicano anche con altri sofisticati sistemi». Occorre, secondo Curcio, approfondire questa tematica per garantire un’attività investigativa sempre più efficace.

Tornando ai risultati dell’inchiesta, denominata «Auriga», nel continuo e consistente flusso di droga - secondo quanto evidenziato ieri nel corso di una conferenza stampa negli uffici della Procura di Potenza - c’era in particolare eroina dell’ultima generazione, quella denominata 6-mam, ritenuta tra le droghe più pericolose e letali. Altro aspetto sottolineato è la presenza di un’azienda agricola a Scanzano creata - secondo l’accusa - con i proventi dell’attività criminale. Un modo per mimetizzarsi meglio nel tessuto socio-economico locale, tenuto conto anche del fatto che l’azienda era perfettamente in regola su tutti i fronti, da quello economico a quello occupazionale.

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