Manfredonia, tentarono di uccidere pusher per rapinargli droga: arrestati 3 minori terribili

Il tentato omicidio avvenne la sera del 6 ottobre 2020

Redazione online

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Sabato 17 Aprile 2021, 11:26

MANFREDONIA - Rapinato della droga che aveva nella sua disponibilità, reagisce e con un coltello ferisce gravemente uno degli aggressori. Per 3 soggetti applicata la misura cautelare della custodia nell’Istituto Penale Minorile. 

Di questi reati dovranno rispondere 3 manfredoniani che la sera del 6 ottobre 2020 si resero responsabili di una violenta colluttazione, iniziata per motivi riconducibili agli stupefacenti, poi culminata con conseguenze gravissime per uno dei partecipanti e meno gravi, ma non troppo, per gli altri due.

In particolare, quella sera, verso le ore 20.30, un cittadino contattava il 112 segnalando la presenza, nella locale Piazza La Malfa, di alcuni ragazzi rimasti feriti a seguito di una rissa. Il primo intervento permetteva di accertare la veridicità di quanto segnalato e appurare che due dei soggetti convolti erano stati trasportati per le cure del caso presso il locale pronto soccorso, mentre uno, quello ferito più gravemente, presso quello di San Giovanni Rotondo.

Le complesse e articolate attività d’indagine condotte dai carabinieri della Compagnia di Manfredonia, hanno permesso di ricostruire la difficile dinamica dei fatti.

E’ emerso, infatti, che la violenta lite ha visto coinvolti 3 soggetti minorenni (di cui uno nel frattempo divenuto maggiorenne), travisati ed armati, che hanno rapinato un conoscente coetaneo della sostanza stupefacente che aveva con sé, il quale reagiva inseguendo i tre rapinatori, raggiungendone uno e sferrandogli coltellate inequivocabilmente idonee a provocarne la morte; frattanto che uno dei rapinatori, in un primo momento sfuggito all’inseguimento, avendo visto il suo compagno in difficoltà, è tornato indietro spaccandogli la testa con un barattolo in vetro (contenente lo stupefacente oggetto della rapina) e provocandogli lesioni tali da metterlo in pericolo di vita.              

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli aggressori erano travisati, uno addirittura con una maschera di carnevale raffigurante un fantasma, erano armati di bastone e una pistola (non rinvenuti) e dopo aver effettuato la rapina tentavano di dileguarsi; uno di essi però veniva raggiunto dal ragazzo rapinato, il quale in preda a un raptus gli sferrava violente coltellate, colpendolo al torace e provocandogli gravissime lesioni, per le quali veniva ricoverato con prognosi riservata. 

Ma vi è di più, l’altro rapinatore, visto a sua volta il complice cadere a terra e in palese difficoltà, gli andava in soccorso e per difenderlo, colpiva l’aggressore alla fronte e al volto con il barattolo in vetro contenente lo stupefacente poco prima rapinato, cagionandogli lesioni che gli provocavano evidente pericolo di vita, tale da essere sottoposto ad urgente intervento chirurgico per le fratture nasali e frontali riportate.        

Sulla scena del crimine, i militari repertavano tracce ematiche, la maschera utilizzata per travisarsi, la sostanza stupefacente (60 gr. circa tra marijuana e hascisc), nonché le scarpe di uno dei rapinatori, abilmente rese irriconoscibili grazie ad uno accorgimento messo in atto ad hoc dal proprietario, il quale le aveva avvolte con del nastro isolante di colore chiaro per evitare che potessero essere riconoscibili dalle immagini video e/o da eventuali testimoni oculari.      

La cruda vicenda di cui si sono resi protagonisti i destinatari delle misure cautelari, tutti minorenni all’epoca dei fatti, che accade a pochi giorni di distanza di un altro grave e spiacevole episodio a seguito del quale un minorenne aveva perso la vita poiché vittima di un pestaggio, assume in questo caso particolare rilevanza per la caratura di parte dei soggetti coinvolti, vicini ai Li Bergolis e cioè alla locale criminalità organizzata di tipo mafioso.

Si è trattato, secondo gli inquirenti e ad avviso del GIP di Bari, dunque, di un'azione che verosimilmente i giovani rapinatori hanno deciso di compiere per puro divertimento, nella convinzione che la vicinanza al clan li rendesse intoccabili e li preservasse da possibili reazioni, dimenticando che il travisamento lì avrebbe privati di tale posizione di forza e resi vulnerabili al pari di qualunque altro comune aggressore.

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