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Policlinico
Redazione online
02 Dicembre 2020
Un ragazzo disabile di 20 anni è stato salvato grazie alla generosità del padre che gli ha donato un rene e all’intervento che ha coinvolto cinque equipe e 64 professionisti del Policlinico di Bari. Il giovane, con un’insufficienza renale, affetto da un deficit cognitivo grave associato a sordità e cecità, e con una accentuata fobia degli aghi, è stato sottoposto a un delicatissimo trapianto di rene da vivente. Si tratta di uno dei primi casi in Italia di trapianto su una persona con grave disabilità.
Il ragazzo, seguito prima a Roma, era approdato successivamente al Policlinico di Bari dove aveva cominciato il trattamento dialitico. Ma la fobia degli aghi ha reso indispensabile procedere con il trapianto. Così è stato studiato un protocollo di gestione del paziente, per le fasi pre-chirurgica, chirurgica e post-chirurgica, che ha messo insieme equipe di anestesisti, rianimatori, urologi, immunologi e nefrologi.
Sono stati 64 i professionisti a occuparsi del caso. Proprio a causa della paura degli aghi il ragazzo è stato addormentato e tenuto in narcosi per quattro giorni, e ricoverato in rianimazione. Sottoposto a trapianto di rene, donato dal papà, il 20enne si è risvegliato e sta bene. A sorpresa, dopo l'intervento, sembra tollerare meglio gli aghi e i prelievi. A breve sarà dimesso dall’ospedale e potrà tornare a casa.
«L'intervento effettuato dai professionisti del Policlinico di Bari è un evento eccezionale - spiega il coordinatore regionale del Centro regionale trapianti e direttore della Nefrologia del Policlinico di Bari, Loreto Gesualdo - si tratta di uno dei pochi trapianti su una persona disabile sordo-cieca fatti nel mondo, sono casi rarissimi». «Siamo molto emozionati e orgogliosi di aver offerto a questo ragazzo una speranza di vita. Vogliamo celebrare questo risultato - sottolinea il medico - alla vigilia della Giornata internazionale delle persone con disabilità che ricorre il 3 dicembre».
Per il direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo, «questo intervento è la riprova che la rete trapiantologica mette sempre al centro il paziente». «In questo momento in cui sembra esistere solo il Covid - conclude il direttore del Centro trapianti rene e dell’unità operativa di Urologia del Policlinico di Bari, Michele Battaglia - abbiamo realizzato un’eccezionale operazione di squadra».
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