«Io sopravvissuto al terrore»: il racconto di un cameriere di Martina che lavorava a 30 metri dall'assalto

La testimonianza: «Asserragliato nel ristorante, ho pensato ai miei figli»

OTTAVIO CRISTOFARO

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OTTAVIO CRISTOFARO

Giovedì 05 Novembre 2020, 16:06

MARTINA - «Ci siamo nascosti tutti dietro le colonne del ristorante». È il ricordo lucido nelle parole di Ciro Svaldi, testimone oculare dell’attacco terroristico di Vienna. Ciro ha 50 anni ed è originario di Martina Franca, da 25 anni vive in Austria e da 17 a Vienna. Durante quella notte di sangue e di terrore a Vienna stava servendo ai tavoli del ristorante in cui lavora, a circa 30/40 metri dal luogo dell’attentato. Nel ristorante ci sono una cinquantina di clienti, anche perché l’indomani sarebbe scattato il lockdown; c’è molto movimento in giro nonostante anche in Austria si è registrato un calo di fatturati in questi mesi.

A un certo punto una massa di persone invade il locale. «Ho pensato a una rissa per strada, oppure più semplicemente una pioggia improvvisa», racconta Ciro. Poi il rumore assordante delle raffiche e degli spari e il pensiero del martinese Svaldi va ai suoi figli di 10 e 12 anni. «Abbiamo chiuso le porte del locale e ci siamo nascosti dietro le colonne, poi ancora un’altra raffica di colpi. Non c’era panico, ma incredulità rispetto a quello che stava succedendo, abbiamo mantenuto sangue freddo».

Dopo la seconda sparatoria immediato è stato l’arrivo delle forze speciali e dei corpi d’assalto. I clienti del locale e il personale scendono lungo le scale e si nascondono nella cantina del ristorante temendo un nuovo attacco, nel frattempo i poliziotti hanno autorizzato l’uscita dei clienti dal retro del locale. Per strada centinaia di poliziotti, mentre il locale in cui lavora Ciro viene utilizzato dai militari come quartier generale per definire le strategie di difesa e attacco.

Sul web si iniziava a parlare di attacco terroristico. «Durante la sparatoria molti clienti si sono messi a filmare quegli attimi drammatici - ricorda Ciro - ma solo con l’obiettivo di poter essere utili agli inquirenti in un secondo momento, quantomeno per escludere l’eventualità che ci fosse un complice all’interno del nostro locale». È notte fonda quando Ciro chiede ai poliziotti di poter tornare a casa, glielo sconsigliano ma non possono impedirglielo e lo avvertono che per strada i loro colleghi poliziotti certamente lo fermeranno a ogni isolato per i controlli. Ciro si sposta a bordo della sua moto. Sono passate le 2.30 della notte quando riesce a tornare al sicuro a casa.

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