«Bimba»: il ritorno di Carolina Bubbico è preludio al terzo album di inediti
Il nuovo singolo è un'originale sequenza di quadretti che raccontano la vita notturna di una città durante una passeggiata fra amiche
Venerdì 18 Settembre 2020, 10:29
Siamo tutti in attesa della terza prova discografica della poliedrica e talentuosa Carolina Bubbico Il dono dell’ubiquità, album che sarà disponibile il prossimo 2 ottobre per l’etichetta Sun Village Records, distribuito da I.R.D. e realizzato con il sostegno di Puglia Sounds Records. Nel frattempo da oggi l’artista salentina lancia il singolo Bimba, brano corredato di videoclip realizzato dal regista Mauro Russo, con le coreografie ideate dalla stessa Bubbico.
Pianista, cantante, compositrice, arrangiatrice e docente di canto pop al Conservatorio «Tito Schipa» di Lecce, Bubbico scrive anche musiche per il cinema ed è direttrice d’orchestra: nel 2015 dl’abbiamo vista sul podio dell’orchestra di Sanremo per i brani di Serena Brancale e Il Volo. Accanto a tutto questo, Carolina coltiva anche una forte passione per il jazz e i suoi dintorni: ricordiamo la collaborazione con Nicola Conte per la scrittura dei brani e gli arrangiamenti del disco Spiritual Galaxy, con il quale si è esibita anche sui palchi del Blue Note di Tokyo, Pechino e Milano, e l’avventura con Boom Collective, straordinario collettivo di eccellenze di musicisti pugliesi capeggiati dal sassofonista Gaetano Partipilo. Ma, in attesa del nuovo album, cerchiamo di capire dalla Bubbico cosa ha voluto raccontare in Bimba.
«È il vezzeggiativo - ci spiega - che ho dato a questo personaggio, tendenzialmente anche autobiografico, una giovane donna che vive in una dimensione provinciale con i pregi e i difetti che la provincia può dare. Una ragazza in cerca di nuovi stimoli nella vita quotidiana, compreso il divertimento, che difficilmente trova. Infatti, il messaggio è racchiuso nella frase conclusiva del brano “non importa che vestito avrai”, che è un po’ la provocazione a quello che è l’atteggiamento dei parvenues di una città».
Quindi, è un modo per dire alle donne: non importa come sei vestita, ma esci e vivi la tua vita?
«Sì, è un po’ come dire che l’abito non fa il monaco. Tengo moltissimo anche a un altro passaggio del testo in cui dico “il suono di quei tacchi che si sanno difendere”, in cui puntualizzo il fatto che una donna non possa essere vestita in un certo modo, perché può risultare provocante e rischiare grossi pericoli. Insomma, evidenzio alcuni valori a cui tengo a iniziare dalla libertà di vestirsi come si vuole, ma non mettere troppo in evidenza solo l’immagine, io credo che i contenuti siano decisamente importanti».
Musicalmente il brano tende all’elettronica, sarà così anche il nuovo album?
«In questo brano c’è elettronica, cosa che non avevo mai fatto finora, sonorità allegre che creano un vestito molto accattivante. Rispetto all’album, del quale immagino avremo modo di parlare prima dell’uscita, ho cercato di creare dei fil rouge e non macchie troppo contrastati. C’è un’importanza all’acustico, all’elettronica e, quindi, a mondi non esplorati fino ad ora. Ci sarà anche il jazz, perché è una musica che mi appartiene e ritengo fondamentale».