Parlare del virus senza nominarlo: nuovo libro per Corrado Veneziano, la rilettura di Emilio Solfrizzi

Letture post-pandemia: Besa pubblica una raccolta di storie del pittore, regista e docente

Livio Costarella

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Livio Costarella

Sabato 20 Giugno 2020, 13:21

29 Giugno 2020, 19:33

Se l’emergenza sanitaria sta realmente rappresentando un radicale ripensamento dell’ecosistema umano, inteso in tutte le sue variabili, anche letteratura e narrativa devono fare i conti con ciò che sta accadendo. Perché «le parole sono importanti!», ripeteva insistentemente Nanni Moretti a bordo piscina, in Palombella rossa. E allora come raccontare gli strani e più duri mesi della pandemia, filtrandoli attraverso il linguaggio fiabesco?
Ci riesce con grazia, leggerezza e illuminanti artifici letterari lo scrittore Corrado Veneziano, il cui «arco» intellettuale e artistico contiene numerose frecce: è anche pittore, regista, docente di lingua italiana e di pronuncia della stessa. Così, in libreria è appena arrivata la sua ultima fatica, fresca di sensazioni e «visioni» - se così possiamo definirle - pandemiche: Andrà tutto bene. Dieci racconti belli attorno a un tema brutto (Ed. Besa, pagg. 116, euro 14), uno di quei libri che affrontano il «nemico» aggirandolo con astuzia, con tanto di arrocco e scacco matto finale.

La mossa vincente sta proprio nell’uso accorto delle parole: «coronavirus» è un «vocabolo che nel libro non viene mai nominato», spiega Veneziano, al pari di «Covid» o «pandemia». Proprio quella sintassi medica e sociale che improvvisamente ci ha contagiato, ma per la quale il vaccino è una miscela di fantasia, creatività e ironia. In un libro adatto a ogni età.
A partire da Etcì, Salute!, il racconto che apre il volume, e che proprio sulle pagine della Gazzetta era stato pubblicato in anteprima lo scorso 9 marzo, giorno di inizio lockdown in Italia.
Sono proprio le singole lettere, componenti dell’immaginaria «Nuova Enciclopedia della più insostituibile Contemporanea Filosofia», a esprimere preoccupazione di fronte al Gran Capo dell’Alfabeto della Lingua. Consonanti e vocali dell’abusato «etc.» vengono messe all’indice, insieme alla «i». Perché Etcì è un verso di cui oggi abbiamo tutti un po’ più paura. Il finale, del capitolo che capitola, è tutto da leggere.

L’autore gioca dunque con quell’Andrà tutto bene che a molti è parso fuori luogo, mentre per altri è diventato un mieloso hashtag di riferimento. E allora Tommy-Tommaso è il commovente dialogo di un nonno che racconta questi mesi al nipotino, parlandogli di alieni e speranza.
La ballerina e il poliziotto mette insieme quattro danzatrici e uno sbigottito agente che segue la loro performance. Nanotecnologie ci pone di fronte al bivio incessante tra anima e innovazione.

Tanti racconti, tante immagini diverse, ora vicine, ora lontane. Un dialogo fortuito nell’azienda Linda è una metafora intrigante degli odierni sistemi di igiene e controllo. Lezioni a distanza è la tenera vicenda di una prof alle prese con il terribile spauracchio della didattica a distanza, risolta con improvvisazione e un personale «feng shui» rivisitato. Un intermezzo grottesco: il cotto e il crudo è un’esilarante tenzone fra l’immunità di una cozza cruda e la caducità del virus. Mentre Elena e Argo svela una giornata diversa dal solito tra una bimba di 10 anni e il cane Argo, sorpreso dell’assenza umana dalle strade.
La facciata colorata si concentra sulla creatività infantile di tre bambine, che trasformano in mascherine le lenzuola di casa. Milano 2050 è uno sguardo dal futuro di una laureanda, con una tesi ragionata sugli accadimenti di trent’anni prima.
Tra psicosi e manie, solitudini e riscritture sentimentali - scrive Veneziano - c’è sullo sfondo «un inno al piacere e all’immanenza di questa cosa strana e meravigliosa - la vita, e con essa la libertà - che è parte integrante del nostro tratto più biologico e umano». Perché forse, ripensando a quanto le mascherine ci abbiano privati di fisionomie e parlato, «è certo che un uomo lo si comprende assai meglio dagli occhi che non dalle parole», diceva Robert Musil.

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