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«In Capitanata ancora una cultura mafiosa. Preghiamo per la pace»: il messaggio di Natale dell'arcivescovo di Foggia

 
Redazione Online (Video Maizzi)

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Le parole di monsignor Giorgio Ferretti in occasione dello scambio di auguri con le autorità

Lunedì 23 Dicembre 2024, 13:42

FOGGIA- «La nostra unità e la nostra amicizia ci consentono di guardare e affrontare senza timore i problemi e le sfide di questo tempo. Il 2024 verrà ricordato come un altro anno di guerra. La guerra in Ucraina ormai ha la stessa durata della prima guerra mondiale per l’Italia, e in Medio Oriente lo scenario è cupo. Il vile attacco terrorista del 7 Ottobre 2023, la reazione di Israele, hanno creato nuova insicurezza. Siamo preoccupati per la sorte dei bambini in guerra ma anche per una nuova possibile ondata di antisemitismo. Preghiamo per la pace in questo Natale: che il Signore che viene nel mondo conceda pace».

Lo ha detto l’arcivescovo di Foggia-Bovino, monsignor Giorgio Ferretti, in occasione dello scambio di auguri con le autorità.
«Anche nella nostra terra - ha aggiunto - non mancano i problemi, ma io sento un desiderio crescente di riscatto tra di noi e nella gente. Certo vi è il pericolo di uno scollamento tra il popolo e le istituzioni. Gli accadimenti dei mesi scorsi all’ospedale Riuniti (aggressioni ai medici da parte dei parenti dei pazienti, ndr) mostrano come la sfiducia verso medici, insegnanti, amministratori, istituzioni, sia un cancro pericolosissimo che si può combattere solo con il nostro attento impegno».
«Purtroppo - ha proseguito l’arcivescovo - al di sotto della Capitanata è ancora presente una tossicità, una atavica sub-cultura mafiosa del fare per sé, del prevaricare i deboli quando possibile e ossequiare i potenti. Giustificata in parte da passati comportamenti deprecabili della politica, una concezione di vita da 'furbò erode la convivenza e ostacola lo sviluppo della nostra società».

L’arcivescovo ha poi sottolineato che «il caporalato, una vergogna antica di questa terra, si rinnova nello sfruttamento di chi è emigrato e cerca onestamente un futuro migliore». «Lo sfruttamento e la schiavitù - ha concluso - sono inaccettabili nel terzo millennio e vanno combattuti con estrema determinazione».

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