Arte
Macerie e ceramiche di Gaza nella Torre di Pietramontecorvino: la mostra di Salvatore Lovaglio VIDEO
This browser does not support the video element.
L’artista pugliese riproduce e musealizza l’orrore della guerra per raccontare il tentativo di annientare una civiltà
Le macerie di Gaza diventano arte e memoria nella Torre Normanna di Pietramontecorvino grazie alla mostra “Paesaggi inimmaginabili” di Salvatore Lovaglio. L’artista ha voluto ricostruire e reinterpretare l’annichilimento della cultura palestinese, realizzando ceramiche ispirate a quelle originarie della Striscia, ma corrose dal fuoco, spaccate, bruciate, simbolo della devastazione che colpisce non solo le persone, ma anche la storia e la bellezza di un popolo. La mostra, organizzata dal Comune di Rocchetta Sant’Antonio con la collaborazione di Pietramontecorvino, rientra nel progetto delle residenze artistiche finanziate dal PNRR per la rigenerazione dei borghi dei Monti Dauni. Insieme alle opere di Lovaglio, che evocano il dolore e la resistenza attraverso colori forti come il rosso e il nero, l’allestimento diventa un percorso di denuncia e riflessione che dalle ceneri della guerra si eleva a interrogare l’umanità.
“Ho pensato alla ciotola come elemento della cultura palestinese – spiega l’artista – non per sminuire la perdita di vite umane, ma per rappresentare il tentativo di annullare una civiltà intera”. La mostra è visitabile su prenotazione contattando la Pro Loco di Pietramontecorvino al 351.6859320. A completare il progetto, anche “L’urlo silenzioso”, una mostra fotografica di Alessio Mamo che, con scatti realizzati da un aereo che sorvolava Gaza durante i lanci umanitari, dà forma al dolore e al silenzio della Striscia martoriata. Le immagini, esposte in formato gigante nelle piazze di Pietramontecorvino, Casalnuovo Monterotaro, Casalvecchio di Puglia e Castelnuovo della Daunia, fanno parte della campagna “Il mondo guarda a Gaza”, promossa dal Foto Club Monti Dauni per una riflessione collettiva che affida alle immagini il compito di raccontare ciò che le parole non riescono più a dire.