L'operazione
Trani, la bancarotta di famiglia dei costruttori per non pagare il Comune: sequestri per 65 milioni I NOMI
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Indagati padre, madre e figlio. Avrebbero fatto sparire il patrimonio dopo una sentenza del Tar che li obbligava a pagare 2 milioni di oneri di urbanizzazione. Sigilli a 112 immobili, quote societarie e 9 compendi aziendali
Beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 65 milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri a quattro persone e cinque società edili nell'ambito di una inchiesta della Procura di Trani per bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento di debiti verso l’Erario.
Gli indagati sono Gianbattista Scaringi e Maddalena Chieti (marito e moglie), il figlio Giovanni Scaringi e Massimiliano Di Martino. Di Martino Massimiliano, Scaringi Giovanni (figlio del primo) e Chieti Maddalena (moglie del primo). Sono accusati, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, di bancarotta fraudolenta per distrazione, autoriciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento di debiti verso l’Erario per circa 40 milioni di euro. Sono state sequestrate 112 unità immobiliari, denaro e strumenti finanziari nella disponibilità degli indagati (compresi tre immobili ritenuti oggetto di autoriciclaggio), partecipazioni o quote di tutte le società e delle aziende amministrate o comunque riconducibili agli indagati e ancora 9 compendi aziendali relativi a otto società e una ditta individuale per un valore stimato di circa 25 milioni di euro.
L’indagine, denominata Circùmfero, è partita da accertamenti investigativi su tre società edili, amministrate dalla stessa persona e costituite in Ati per l’attuazione di un programma di edilizia convenzionata con il Comune di Trani. Secondo l’accusa gli indagati non avrebbero versato gli oneri di urbanizzazione oggetto di convenzione, per oltre 2 milioni di euro di cui Tar Puglia nove anni fa ingiunse il pagamento.
Per non ottemperare al provvedimento dei giudici amministrativi, dice la Procura di Trani, gli indagati avrebbero compiuto «una serie di operazioni distrattive del patrimonio e fittizie compravendite immobiliari», spiegano i finanzieri, cedendo unità abitative di nuova costruzione e altri beni societari a favore di altre due società comunque riconducibili però allo stesso imprenditore. Inoltre, gli indagati avrebbero simulato pagamenti mai portati all’incasso con scritture contabili falsate per mascherare la natura fallace delle operazioni. Tutte le operazioni avrebbero provocato «il dissesto patrimoniale delle società coinvolte e la loro messa in liquidazione giudiziale dal Tribunale di Trani».
Le due società acquirenti, avrebbero ostacolato «l'identificazione della provenienza delittuosa delle unità immobiliari acquisite sarebbero state a loro volte smembrate e comprate da tre nuove imprese edili, gestite da familiari dell’imprenditore inizialmente dichiarato fallito.