Le dichiarazioni

Laforgia contro Leccese: «Io divisivo perché i voti sarebbero andati alla destra e sono i voti degli arrestati»

This browser does not support the video element.

Il candidato sindaco lo fa dal pulpito del comizio a Madonnella, nel Municipio I con un discorso tranchant riguardante anche i voti degli arrestati

BARI - Michele Laforgia tira l'affondo contro Vito Leccese in questi ultimi giorni di campagna elettorale per la poltrona di sindaco di Bari e lo fa dal pulpito del comizio a Madonnella, nel Municipio I con un discorso tranchant riguardante anche i voti degli arrestati.

Ecco l'estratto del video della diretta pubblicata sui suoi social, in cui l'avvocato penalista candidato dell'area progressista sottolinea a partire dal min 37: «In tutti questi mesi nessuno ha mai detto in pubblico le ragioni per le quali chi vi parla era divisivo, ma lo hanno detto in privato. E siccome io sono abituato a dire la verità, la ragione principale era: se sei candidato, tu quelli se ne vanno a destra. Una parte di quelli sono quelli che sono stati arrestati - dichiara Laforgia - una parte di quelli sono quelli che sono stati sciolti dopo gli arresti. Perché noi quello che tentavamo di dire è che forse era il momento giusto, dopo vent'anni, di pensare a un nuovo centrosinistra che allargasse il suo orizzonte anche al M5S e che magari facesse a meno di una parte di centrosinistra che non aveva dato gran prova di sé e che si era caratterizzata anche per un po’ di trasformismo».

Nella stoccata continua a Leccese poi Laforgia ha aggiunto: “Ho avuto l’ardire in un incontro pubblico - ha spiegato Laforgia - di ricordare che a Bari c’e ancora la commissione ispettiva che sta valutando i casi di infiltrazione criminale nell’amministrazione, di ricordare alcune inchieste giudiziarie, e di dire che Bari ha bisogno di un rinnovamento anche del consiglio comunale. Ho chiesto di votare non per me ma per noi, per una nuova classe politica. Il mite candidato Vito Leccese mi ha risposto, per questo, che il manganello è passato dalle mani di Gasparri nelle mie mani e che io avrei minacciato l’intera città agitando lo spettro dello scioglimemto”.

“Io non sono permaloso, - ha continuato - ma su alcune cose sono particolarmente sensibile, per ragioni generazionali, di storia personale, e per alcune vicende che hanno attraversato la mia vita. Perché c’e stato un periodo pericoloso e violento in questa città negli anni 70 in cui contro i giovani di sinistra si usavano non solo i manganelli, ma anche i bastoni, le catene e i coltelli. Qualcuno è rimasto ucciso, in quegli anni, un nostro amico e compagno che si chiamava Benedetto Petrone. Quel periodo ha segnato la mia vita e quella di tante persone della mia generazione. Io so dov’ero in quegli anni, caro Vito, non so dove eri tu”.

Privacy Policy Cookie Policy