Superlega

Volley Taranto, Di Pinto: «Orgoglioso di questa grande squadra»

Fabrizio Nitti

Il tecnico della Prisma: «Salvezza storica, dedicata al presidente Bongiovanni e a tutti noi»

TARANTO - Impresa, miracolo, piccolo grande capolavoro. Liberi di associare alla salvezza della Prisma il sostantivo che si vuole. Resta un dato di fatto, indiscutibile. Al culmine della fatica, della sofferenza, di una stagione che è sembrato un labirinto nel quale il rischio di smarrirsi era dietro l’angolo, dietro ogni sconfitta, dietro ogni match, Taranto è ancora lì. Seduta al tavolo delle big, seduta al tavolo imbandito da grandi nomi della pallavolo mondiale. Perché la Superlega, oggi, è un po’ ciò che rappresentava il calcio negli anni 90’. E questo è un motivo di riflessione per l’uno e per l’altro...
È stata una lunga, durissima, dannata stagione con un finale da raccontare. Una rincorsa in salita, fra i giganti del volley e società dai budget più o meno illimitati. Ma non sempre il vil denaro fa la differenza. A volte le idee, le intuizioni, il cuore e, ovviamente le giocate, stravolgono i pronostici, ribaltano storie e riscrivono finali.

Il messaggio di congratulazioni di Fefé-mundial-De Giorgi; quello del presidente federale Manfredi; quello di Velasco. Termometri di quanto pesante sia stato il traguardo tagliato da Di Pinto e dai suoi uomini nell’incredibile domenica milanese. Siena di là, a Monza; Taranto di qua, a Milano. In pochi chilometri speranze, paure, gioia e disperazione. Cocktail crudele.

«Cosa ho pensato? Mamma mia, che sofferenza - racconta Vincenzo Di Pinto, manager e coach della Prisma - E poi, sono crollato. Felice. Anche perché il mio cuore ha retto bene... Ma felice per tutti noi che abbiamo affrontato con orgoglio il campionato più difficile al mondo. Voglio ringraziare qualcuno, è doveroso. Intanto il presidente Bongiovanni ed Elisabetta Zelatore. Sono quelli che hanno sofferto più di tutti, quest’anno. E credo che senza di loro non esisterebbe questo miracolo chiamato Prisma. E poi il “secondo” Camardesi, il team manager Sardanelli, Contrario, tutto lo staff che ha contribuito a raggiungere un traguardo importantissimo».

Terza stagione sulla panca della Prisma per il «Mago di Turi», tagliato un altro traguardo: «Tre anni strepitosi. La promozione dalla A2 nell’era Covid, passo complicato per via della situazione che abbiamo vissuto tutti, e due salvezze di fila. Facendo saltare il banco dei pronostici, perché ci davano per spacciati sia quest’anno che l’anno scorso. Adesso? Ora mi riposo un po’, ci riposiamo tutti. È la settimana di scarico, forse la più difficile... Poi ci vedremo e come si usa, faremo analisi e discuteremo di prospettive». Il nastro da riavvolgere, le emozioni che riaffiorano: «La sofferenza era stata messa in cantiere. Fin dall’inizio eravamo consapevoli delle difficoltà che avremmo incontrato strada facendo. Problemi che si sono appesantiti quando, quarta giornata di ritorno, abbiamo perso il nostro opposto Stefani. Permettetemi di dire che un opposto vale un 50 per cento in una squadra. Contro Verona, sul 5-2, ko Sefani, stagione finita. Ma siamo riusciti a restare in corsa pure quando Loeppky, nella giornata sucessiva, ha dovuto arrendersi. Loeppky, il secondo per rendimento dietro Leon del Perugia, la squadra schiacciasassi. Non è stato semplice rinunciare a due punti di riferimento in un momento delicatissimo del campionato. L’arrivo di Lawani ci ha giovato, certo. Ma la squadra è stata eccezionale a restare dentro al campionato. Io sono orgoglioso di aver allenato questi ragazzi, li ringrazio uno a uno per quanto hanno fatto e hanno dato. Per non parlare di gente come Antonov, Rizzo, Falaschi, Alletti: uomini d’esperienza che hanno dato equilibrio in campo e negli spogliatoi quando la strada poteva impennarsi definitivamente. I dati in nostro possesso raccontano un’altra verità. Taranto è stata la seconda squadra con la media d’attacco più alta, dopo Perugia. Se l’attacco è il simbolo del volley, Taranto ha dimostrato di non essere inferiore a nessuno sotto l’aspetto del gioco, ce la siamo giocate sempre».

Il punto di svolta del campionato, la «madre di tutte le partite», l’ombelico del mondo rossoblù: «Nelle difficoltà siamo stati bravi a battere Siena in casa nel confronto diretto. Vincere è stato determinante nell’economia del campionato per poterci salvare. Non ho mai pensato di retrocedere, ero preparato e vaccinato. Siamo stati bravi a ripartire dopo ogni sconfitta, nel gestirle. Pur se rappresentano una normalità per chi insegue la salvezza. Avere un dialogo costante con il club, con il direttore sportivo Vito Primavera, è stato fondamentale. Mi guardo indietro e dico che Taranto aveva una grande responsabilità: salvare il grande volley al Sud. Arriverà Vibo? Bene, due squadre meridionali in Superlega, in un torneo visto da centinaia di milioni di appassionati nel mondo».

Missione compiuta, il sogno continua. Pensieri in libertà: «Vinto lo scudetto del gioco - dice il tecnico -, ma vinto anche altro. La società è riuscita a creare una grande sintonia con la città. Il sold out al palazzetto nelle ultime settimane è indicativo della vicinanza dei tarantini. Se la Prisma ha vinto il “suo” scudetto, la società ha vinto la sua battaglia, ha conquistato il territorio. Questa salvezza la inserisco fra i miei migliori risultati di sempre. Vero è che ho guidato la Spagna ai Mondiali, giocato la seminale scudetto con la Lube e la Challenge Cup con Perugia. Ma ogni risultato va rapportato ad una serie di altre situazioni. Taranto è punto di riferimento della pallavolo pugliese. Dopo il Mondiale conquistato dagli azzurri di De Giorgi, la presidenza Manfredi in federazione, sarebbe stato un peccato non avere più un posto al sole».

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