Milano, 25 set. (Adnkronos) - "Riguardo alla salute degli alberi, l'adattamento al cambiamento climatico dipende dal luogo in cui si trovano. Bisogna adattare l'intensità e il tipo di gestione forestale al posto dove si trova la foresta. Questo è il messaggio fondamentale”. Così Giorgio Vacchiano, docente di Gestione e Pianificazione Forestale presso l'università degli Studi di Milano, intervenendo, oggi a Milano, alla presentazione dei primi dati scientifici del progetto #RigeneraBoschi ideato da Sorgenia, con il patrocinio del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste e del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Obiettivo dell’iniziativa, partita nel 2024, accrescere la consapevolezza sull’importanza delle foreste e fornire dati utili per la difesa del patrimonio boschivo italiano.
“Abbiamo monitorato cinque siti forestali italiani misurando ogni ora quattro parametri: la crescita del diametro degli alberi, le oscillazioni del fusto, il flusso della linfa, un indice di salute delle piante, e la qualità della fotosintesi effettuata nelle foglie”, spiega. I monitoraggi sono stati possibili grazie all'installazione di tree-talkers, dispositivi con tecnologia Internet of Things (IoT) basata su cloud, capaci di restituire dati e informazioni in tempo reale sulle diverse condizioni non solo degli alberi ma anche dell'ambiente in cui vegetano.
“Abbiamo confrontato una parte del bosco in cui c'era stata un'attività di cura e di gestione e una parte invece lasciata senza questa attività - riprende l’esperto - Sulla crescita, il diametro, le oscillazioni, i dati sono chiari: un certo tipo di gestione, se ben fatta, migliora la stabilità meccanica delle piante e accelera l'accrescimento diametrico. In quattro siti su cinque, le piante intorno a cui è stato fatto un po’ di spazio, con la tecnica del diradamento, sono cresciute dal 12 al 40% in più rispetto alle loro controparti rimaste nella parte più fitta e densa di bosco".
"Sulla qualità della fotosintesi - aggiunge - non sono emerse particolari differenze. Tutte le piante hanno sintetizzato secondo quello che ci aspettavamo, iniziando in primavera, avendo il loro picco estivo e andando a diminuire un po’ l'efficienza con l'arrivo del calore che sempre di più colpisce anche i nostri boschi”.
“Il cambiamento climatico lo vediamo soprattutto negli effetti degli eventi estremi che colpiscono i boschi - precisa - L'adattamento, anche per le piante, ha un limite, dobbiamo saperlo. Dobbiamo cercare di capire qual è questo limite per provare a rispondere con la gestione, oltre che con la riduzione delle emissioni a monte. Un messaggio da non dimenticare mai”.