(Adnkronos) - Chi inquina paga: è questo il principio su cui si fonda la TARI, la tassa sui rifiuti che viene pagata ai Comuni da cittadini e cittadine per la copertura dei costi di gestione. E la regola vale anche per le Chiese e gli altri luoghi di culto.
Non ci sono sconti o esenzioni particolari nella normativa di riferimento, ma l’ultima parola spetta sempre agli enti territoriali che possono prevedere trattamenti di favore.
Il chiarimento arriva direttamente dal Dipartimento delle Finanze che si è espresso sul tema con la risoluzione del 15 settembre.
La regola generale, quindi, è che anche le Chiese e gli altri luoghi di culto devono pagare la TARI. Ma sono i Comuni a stabilire se e quanto devono versare per contribuire alla gestione dei rifiuti.
Come ha chiarito il Ministero dell’Economia, dalle ipotesi di lungo soggiorno all’estero all’uso limitato e discontinuo, la legge n. 147 del 2013 che regola la tassa ha messo nero su bianco una serie di possibili esenzioni che gli enti territoriali possono prevedere per cittadini e cittadine.
In questo elenco i luoghi di culto non compaiono in alcun modo. Di conseguenza, da un lato in assenza di regole ad hoc le Chiese sono chiamate a rispettare le scadenze per i pagamenti, dall’altro i Comuni possono comunque prevedere esenzioni, riduzioni, agevolazioni, senza però sottrarre in questo modo risorse utili al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
Nel caso “in cui si riconosca che si tratta di aree non idonee alla produzione dei rifiuti per il particolare uso cui sono destinate” possono essere concessi eventuali trattamenti di favore, sottolinea il Dipartimento delle Finanze.
In linea generale, i Comuni sono liberi di fare lo loro scelte, ma devono comunque adottare regole orientate da principi di proporzionalità e ragionevolezza sia nella scelta delle agevolazioni che nella determinazione delle tariffe.
Per quanto riguarda i luoghi di culto, evidenzia il documento, va comunque considerata la natura degli spazi e in particolare che si tratta di superfici che non comportano la formazione di rifiuti in quantità elevate.