«Io credo che il giornalismo così come è stato fatto negli anni ‘60 e ‘70 è stata una cosa molto importante e rimane anche negli archivi, rimane nei ricordi, rimane nella storia». Parole di Gianni Bisiach nell’ultima intervista da lui rilasciata per lo Speciale di Enrico Salvatori Io, testimone oculare - realizzato nel 2017, in occasione dei suoi novant’anni - che Rai Cultura ripropone oggi alle 22.10 su Rai Storia per un omaggio al grande giornalista appena scomparso. «I miei ricordi - diceva Bisiach - cominciano quando avevo 2 anni, a 2 anni e mezzo. Avevo visto i primi due film sonori, Il cantante di jazz, americano, e La canzone dell’amore, e mi ricordo tutto, le scene, le canzoni, le parole. Poi, a 7 anni mi hanno comprato le macchine cinematografiche, una macchina da presa Pathè Baby e un proiettore Pathè Baby».
Così iniziava il racconto personale di vita e di lavoro di Gianni Bisiach e lo Speciale ripercorre la sua lunghissima carriera da quando nel 1946, diciannovenne, segue il padre in Africa e consegue due lauree in medicina, fino all’ultima puntata di «Un minuto di storia», realizzata nel 2013 per il Tg1, dopo sessant’anni di reportage e approfondimenti sulla grande Storia e non solo, come l’inchiesta sulla mafia «Rapporto da Corleone», o quella sulla pena di morte al termine della quale riuscì a salvare dalla pena capitale un condannato negli Usa, dimostrando la sua innocenza.
Da martedì a lunedì 28 novembre, alle 15 sempre su Rai Storia, inoltre, Rai Cultura ripropone due puntate di «Testimoni oculari». (Pertini e Saragat a Regina Coeli» e «Susanna Agnelli, una ragazza degli anni ‘30), la serie in 3 puntate su Umberto Nobile e due puntate dell’ultima serie realizzata per Rai Cultura, «Storie del XX Secolo: gli anni 1895-1912, dall’invenzione del cinema alla guerra di Libia» e «L’ultimo imperatore d’Etiopia».