Operazione della Guardia costiera

Lizzano, liquami in campagna denunciato imprenditore

La società di autospurgo «Delle Grottaglie» era finita già sotto indagine per uno smaltimento illegale nel 2014

LIZZANO - Non era la prima volta che la società di autospurghi «Delle Grottaglie» finiva sotto la lente della procura tarantina per irregolarità nello svolgimento delle operazioni di smaltimento dei reflui. Ieri, al termine di un’attività di indagine avviata già diverse settimane fa, i militari del Nucleo Operativo di Protezione Ambientale della Direzione marittima di Bari e della Capitaneria di Porto di Taranto, al comando del capitano di vascello Claudio Durante, hanno denunciato il titolare dell’attività per occultamento di atto pubblico.

Gli investigatori, coordinati nell’operazione di indagine dal sostituto procuratore Mariano Buccoliero, che dirige il pool reati ambientali della procura tarantina, ritengono di avere accertato un sistema sofisticato di smaltimento di reflui di origine fognaria da parte della ditta che risulta tra quelle autorizzate del Comune di Lizzano e che operava in tutto il territorio e nei Comuni limitrofi.

La società di autospurgo lizzanese, come detto, era già stata oggetto di indagine da parte degli stessi militari della Guardia Costiera per lo smaltimento illegale di rifiuti nel 2014.
I militari hanno nuovamente colto in flagranza di reato un camion con autospurgo mentre sversava i reflui prelevati da un’abitazione, direttamente nelle campagne che costeggiano la strada denominata «Canale dell’Arneo» che divide i comuni di Fragagnano e Lizzano, inquinando e compromettendo gravemente da un punto di vista igienico sanitario una vasta area di terreno.

Gli autori del reato sono stati denunciati per inquinamento ambientale, distruzione e deturpamento di bellezze naturali, avendo reso il suolo contaminato una cloaca a cielo aperto, oltre che per lo smaltimento illegale di rifiuti, mentre l'autospurgo utilizzato è stato posto sotto sequestro penale.

La società, denunciata per il reato di occultamento di atto pubblico, è stata anche diffidata dalla procura diffidata all’immediata bonifica dell’area ed al ripristino dello stato dei luoghi nella zona in cui è stato messo in atto l’illecito sversamento dei liquami.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini della Capitaneria di porto, i conducenti degli autospurghi sceglievano percorsi sempre diversi per rendere meno evidente l’attività di scarico illegale.

Inoltre, sperando probabilmente di eludere possibili controlli, i malfattori sarebbero giunti persino a realizzare un sofisticato sistema di occultamento delle targhe, anteriore e posteriore dei camion, comandato direttamente dall’interno dell’abitacolo.
Il meccanismo poi, secondo le accuse mosse dalla procura, veniva attivato all’occorrenza per sfuggire alla identificazione del mezzo da parte delle forze dell’ordine. (Maristella Massari)

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