Lavoro
Taranto, per l'Amiu è l’ora dei conti col passato: i debiti ammontano a 43 milioni
Due gli scenari percorribili: ricapitalizzazione o ristrutturazione del passivo
Un’exit strategy per Kyma Ambiente. No, in realtà, una strategia per risanare i conti dell’ex Amiu non c’è ancora, ma in ambienti vicini all’Amministrazione comunale si inizia almeno a riflettere sul da farsi. Per la serie, a questo punto, qualcosa va fatto. Già, ma cosa? E come? Prima ancora di rispondere a questi interrogativi, però, è necessario analizzare il quadro di partenza.
IL BILANCIO 2024 Il cda dell’azienda di igiene urbana, presieduto a partire da fine agosto scorso da Alfredo Spalluto (Pd), ha adottato il bilancio 2024. Che si è chiuso con una perdita di circa 350mila euro. Un “rosso” relativamente alla gestione corrente, tutto sommato, lieve ma le dimensioni dei debiti del passato sono decisamente più rilevanti. In particolare, la massa debitoria pregressa ammonterebbe, da quel che risulta alla Gazzetta, a circa 43 milioni di euro, facendo registrare così un incremento di circa 1 milione rispetto all’anno precedente.
I DATI DEL 2023 E, dunque, in attesa che venga pubblicato il bilancio sino al 31 dicembre 2024, gli unici dati al momento disponibili (e consultabili) sono quelli rilevati sino a fine 2023. Che hanno fatto registrare debiti complessivi per 41,9 milioni di euro, con un aumento, in questo caso, di 762mila 638 euro rispetto all’anno precedente (41 milioni 227mila euro al 31 dicembre 2022).
LA ZAVORRA L’indebitamento certificato nel 2023 è, in gran parte, concentrato in voci storiche e di natura fiscale e contributiva. In particolare, i debiti tributari rappresentano la “fetta” maggiore, pari a 22,2 milioni di euro. Sono legati soprattutto a passività pregresse, in parte gestite con dei piani di rateizzazione definiti con l’Agenzia delle entrate - Riscossione. I debiti verso i fornitori, al 31 dicembre 2023, invece, ammontavano a 12 milioni 308mila euro. Nella voce “altri debiti”, che raggiunge 5,2 milioni, principalmente ci sono debiti verso fondi pensione (2,6 milioni) e per ratei da liquidare al personale dipendente (526mila euro). E ancora, a fine 2023, i debiti verso gli istituti di previdenza superavano i 2 milioni di euro, con una robusta riduzione rispetto al 2022 (-4,2 milioni di euro). Sin qui, le cifre della zavorra di debiti che l’ex Amiu deve fronteggiare.
L’ORIGINE Ora, però, va chiarito che questa gigantesca montagna da scalare non si è formata certo in questi giorni, considerato che già vent’anni fa la cosiddetta debitoria pregressa oscillava sui 45-46 milioni di euro.
I COSTI PER IL COMUNE Nonostante questo, l’azienda non è contabilmente nelle condizioni di fallire perché ha comunque un committente (il Comune di Taranto) che, in virtù del contratto di servizio (scaduto e prorogato), versa ogni mese nelle casse di Kyma Ambiente 3 milioni 330mila euro circa. Detto questo, però, è altrettanto innegabile che i numerosi piani di rientro aperti condizionino la situazione finanziaria societaria.
GLI SCENARI Che fare, dunque? Escludendo, per i contraccolpi che provocherebbe, la strada che porta ad un concordato e togliendo dal tavolo della discussione anche quella che farebbe entrare i privati nell’azienda (sarebbe difficile salvaguardare tutti gli equilibri politici che reggono la maggioranza), l’exit strategy di Kyma Ambiente potrebbe passare dal “Fattore R”. R come ricapitalizzazione e R come ristrutturazione del debito.
LA RICAPITALIZZAZIONE Per il primo scenario, il socio unico ovvero il Municipio dovrebbe versare all’ex Amiu (magari spalmandoli in un triennio) almeno 20 milioni di euro. Ma ammesso che il Comune trovi, al suo interno, le risorse finanziarie per farlo (sottraendo i soldi da altri settori, ovviamente), potrebbe davvero essere utile fare un’operazione di questa portata? Che per la cronaca, tra il 2013 e il 2015, fu già varata dalla seconda Amministrazione Stefàno, dando risultati solo nell’immediato visto che poi la situazione successivamente non è cambiata. Debiti compresi.
LA RISTRUTTURAZIONE Per questa ragione, il secondo scenario sembra essere quello più percorribile. Per legge, la ristrutturazione del debito di un’azienda pubblica si realizza con un accordo stragiudiziale (negoziazione con i creditori) o con una procedura giudiziale (presentazione di una domanda al Tribunale). La procedura prevede: l’analisi della situazione finanziaria; la redazione di un piano di ristrutturazione che dovrebbe essere approvato dal Consiglio comunale e, infine, la negoziazione con i creditori per raggiungere un accordo che, una volta omologato dal Tribunale, verrebbe poi reso esecutivo e vincolante. La sensazione, guardando i dati, è che una ristrutturazione del debito potrebbe non bastare per mettere l’ex Amiu in sicurezza e che, quindi, una mini ricapitalizzazione da parte del Comune potrebbe essere comunque necessaria.