giustizia

Brindisi, «Cosimo Calò non imputabile per l’omicidio»: la difesa parla di uno scivolamento psicotico

fabiana agnello

L’avvocato Di Serio ha affermato che il colpo di fucile sparato verso il fratello è stato accidentale

«Il giudice non condanna sulla base di approssimazione, ma quando la colpevolezza sia certa assolutamente, oltre ogni ragionevole dubbio». Inizia con la regola Bard, acronimo di «Beyond Any Reasonable Doubt», l’arringa difensiva dell’avvocato Danilo Di Serio che assiste Cosimo Calò, l’87enne imputato nel processo relativo al duplice omicidio del fratello Antonio Calò, 70 anni, e della cognata Caterina Martucci, 64, avvenuto il 28 febbraio 2023, in contrada Canali a Serranova. Il pm Francesco Carluccio, nell’udienza del 15 luglio, aveva chiesto una condanna pari a 30 anni di reclusione per duplice omicidio volontario. Ma nell’udienza che si è svolta ieri mattina dinnanzi al presidente della Corte d’Assise Maurizio Saso - a latere giudice Adriano Zullo -, l’avvocato Di Serio ha chiesto l’assoluzione piena del proprio assistito. In subordine, si è appellato acché venga riconosciuto che il fatto è stato commesso da persona non imputabile perché la perizia difensiva ha parlato di scivolamento psicotico, di una personalità già gravata da paranoie preesistenti. E ha invocato la riqualificazione dell’omicidio del fratello Antonio in «colposo». In aula era presente Vincenzo Calò, figlio di Cosimo. L’arringa dell’avvocato ha messo in dubbio diversi punti dell’impianto accusatorio. A cominciare dall’analisi di 200 ore di filmati di videocamere e dal tracciato degli spostamenti del gps dell’auto di Cosimo Calò, una Nissan Micra. E ancora: la ricostruzione della traiettoria dei proiettili e quindi della dinamica balistica, fino a dubitare della confessione dell’imputato resa in caserma. Quello che è stato definito il processo dei «colpi di scena» documentali, per via anche di un testamento olografo di un altro fratello, Angelo, sbucato in udienza, ruota attorno alla contesa dell’eredità.

L’avvocato Di Serio ha parlato di suggestioni insinuate nella mente degli investigatori da Carmelo Calò, fratello di Cosimo e Tonino, quando l’1 marzo 2023, intorno alle 17, chiamò prima la moglie e poi il 112 raccontando di aver trovato i corpi senza vita (e freddi) del fratello e della cognata. Secondo la ricostruzione della difesa, Carmelo riuscì a dare movente, orario del duplice omicidio e nome del colpevole, influenzando le indagini dei carabinieri. Non solo, ha messo in dubbio le tante ore di filmati scartati dagli investigatori, nonché la ricostruzione della dinamica balistica, che combacia con quanto verbalizzato dal medico legale Domenico Urso. Il colpo dal fucile sarebbe partito accidentalmente perché arrivato da un’altezza di 145 centimetri, poco più di un bambino. In dubbio la prova regina del processo, ossia la confessione di Cosimo Calò, che secondo la difesa non è genuina e spontanea perché resa in caserma davanti al pm e ai carabinieri, che poco prima avevano detto «o sei stato tu o tuo figlio», con Cosimo che rispose: «Allora se tirate dentro mio figlio, vi dico che sono stato io». Il presidente della Corte d’Assise Maurizio Saso, al termine della requisitoria, ha aggiornato il processo al prossimo 21 ottobre per le repliche e in camera di consiglio sarà emessa la sentenza di primo grado.

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