i nodi dell'acciaio

Ex Ilva, il ministro Urso apre alla proroga. La sfida è tra Jindal e Bedrock. Offerte fino al 26 settembre

maristella massari

Inoltre, ha dichiarato il ministro, «Gioia Tauro si consolida come ipotesi in cui collocare il polo del Dri»

La partita per il futuro dell’ex Ilva entra nella sua fase più delicata. Alla vigilia della scadenza del 15 settembre per la presentazione delle offerte vincolanti, il ministro Adolfo Urso apre a una proroga: un segnale che conferma quanto il dossier resti complesso, stretto tra le condizioni stringenti poste dal governo sulla decarbonizzazione e lo stop definitivo alla nave rigassificatrice a Taranto.

In questo scenario, con gli azeri di Baku ormai fuori gioco, la sfida resta tra Jindal e Bedrock, mentre prende corpo l’ipotesi di spostare a Gioia Tauro il polo del preridotto, il cuore del nuovo ciclo siderurgico.

L’annuncio è arrivato ieri nel punto stampa a margine del question time al Senato, dove Urso ha chiarito che «ove lo chiedessero i proponenti» il governo è pronto a concedere più tempo per la presentazione delle offerte. «Le imprese devono prendere atto delle condizioni che abbiamo posto – ha spiegato –: obiettivi ravvicinati per la piena decarbonizzazione e limitazioni dovute all’assenza della nave rigassificatrice. Il gas potrà arrivare solo via terra. Non condivido la scelta del Comune di Taranto, ma la rispetto».

Il ministro ha poi aggiunto che «Gioia Tauro si consolida come ipotesi in cui collocare il polo del Dri per le necessità del nostro Paese».

Una presa d’atto che sposta il baricentro della partita energetica e industriale, lasciando Taranto con il solo peso della produzione ma senza il ruolo strategico che il progetto originario le avrebbe attribuito.

Sul fronte degli investitori, in corsa restano i gruppi Jindal Steel International e Bedrock, chiamati a confrontarsi con uno scenario più complesso del previsto. Secondo fonti vicine al dossier, non è escluso che le offerte possano essere diversificate: dall’acquisizione dell’intero gruppo alla divisione dei poli produttivi tra Nord e Taranto.

I sindacati non nascondono le loro preoccupazioni. Per la Fim Cisl, il ritiro di Baku ha segnato «un calo di interesse aggravato dall’assenza di una strategia chiara». Valerio D’Alò e Biagio Prisciano denunciano l’immobilismo politico e industriale, invocando «un progetto condiviso che ridia a Taranto un ruolo da protagonista nel panorama nazionale ed europeo».

L’Usb invece attacca frontalmente il governo: «Se lo Stato deve mettere miliardi non può fare da garante dei privati, ma deve assumere il controllo degli asset. È l’ultima spiaggia: senza nazionalizzazione vera, il rischio è che i costi restino ai cittadini e i profitti ai fondi».

Il tema centrale resta quello delle garanzie occupazionali. I sindacati chiedono tutele certe non solo per i diretti ma anche per l’indotto, per i lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria e per le aziende come Sanac, rimaste senza prospettive.

Intanto un altro fronte si agita: quello dei marittimi. L’Unione guidata da Vincenzo Bellomo ha scritto a Palazzo Chigi e ad AdI Servizi Marittimi per denunciare ritardi e silenzi sulla gestione delle navi ex Ilva ferme a Taranto. Equipaggi dimenticati, timori di sostituzione con personale straniero, assenza di risposte. Una vertenza che conferma come la crisi dell’ex Ilva travolga non solo la produzione ma l’intero indotto legato alla fabbrica.

Il conto alla rovescia verso metà settembre si consuma dunque tra attese e timori. Se arriverà la proroga, Taranto dovrà affrontare l’ennesimo rinvio, con il rischio di restare spettatrice di scelte che potrebbero ridisegnare la mappa della siderurgia italiana altrove. Se invece le offerte arriveranno nei tempi previsti, il nodo resterà lo stesso: quale futuro per i lavoratori e quale ruolo per la città in un piano industriale che, senza rigassificatore e senza certezze, rischia di trasformare l’ex Ilva nell’eterna incompiuta di questo Paese.

OFFERTE FINO AL 26 SETTEMBRE

I commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e di Ilva in amministrazione straordinaria comunicano che «è stata disposta una proroga del termine per la presentazione delle offerte vincolanti relative alla procedura di cessione dei complessi aziendali già riconducibili a Ilva». Si legge in una nota. Il nuovo termine è il 26 settembre 2025, quello precedente era il 15. La decisione è stata assunta «con l'obiettivo di consentire ai proponenti di completare la documentazione necessaria, nel pieno rispetto dei principi di trasparenza e parità di trattamento tra gli operatori coinvolti»

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