criminalità

Taranto, avevano portato droga in cella per i detenuti: ai domiciliari le due donne

ALESSANDRA CANNETIELLO

Hanno lasciato il carcere la 35enne e la 18enne arrestate il 7 agosto scorso con l’accusa di aver tentato di introdurre cocaina nell’istituto penitenziario «Carmelo Magli»

TARANTO - Hanno lasciato il carcere le due tarantine, una donna di 35 anni e una giovanissima di 18 anni che erano state tratte in arresto dai falchi della Mobile il 7 agosto scorso con l’accusa di aver tentato di introdurre nell’istituto penitenziario «Carmelo Magli» circa 80 grammi di cocaina nascondendola tra gli indumenti per portarla ai rispettivi partner, lì detenuti. È stato il giudice Gianna Martino al termine dell’udienza di convalida a decidere di applicare nei confronti delle due donne, assistite dagli avvocati Andrea Silvestre e Luigi Danucci, gli arresti domiciliari: una misura che il gip ha ritenuto sufficiente a impedire che possano commettere nuovamente lo stesso reato.

Durante l’interrogatorio di convalida entrambe le indagate si sono avvalse della facoltà di non rispondere, ma la 18enne ha dichiarato solo di non sapere nulla di quanto presente nelle borse così come anche l’altra donna.

Per il giudice Martino «Appare evidente come le modalità di occultamento della sostanza stupefacente, il quantitativo della stessa, la circostanza che fosse già suddivisa in dosi, le stesse circostanze dell’azione inducono a ritenere che la sostanza non era certamente detenuta per uso personale ma destinata ad essere ceduta». Insomma, per il magistrato, quella droga era destinata senza dubbio a essere rivenduta in carcere: considerando che il valore della sostanza tra le celle è di circa 400 euro al grammo con un potenziale guadagno di 30mila euro.

Le due tarantine erano state notate già al loro arrivo fuori dalla struttura: un’auto civetta della polizia era intenta a effettuare alcuni controlli quando, vedendo arrivare la vettura con all’interno le due donne, hanno osservato un atteggiamento circospetto di quella alla guida. Dopo aver parcheggiato a debita distanza dall’ingresso, la 35enne ha fatto cenno alla più giovane di uscire dal mezzo. Piazzate sull’asfalto alcune borse in tela, le due erano state però fermate dagli agenti per essere identificate. All’arrivo dei poliziotti, tuttavia, la 35enne avrebbe cominciato ad agitarsi a alzare la voce sostenendo di non avere tempo di identificarsi per essere tra le prime a entrare in carcere e poter avere il colloquio con suo marito.

Dopo aver chiesto alle due tarantine i nomi dei detenuti dai quali erano in visita, i poliziotti hanno controllato le borse: ed è in quel momento che si sono accorti che qualcosa non andava. Sulla superficie esterna delle sacche erano infatti presenti tracce di quella che sembrava essere proprio cocaina. Una scoperta alla quale la 35enne avrebbe reagito urlando e sostenendo di essere all’oscuro di ogni cosa. Continuando le attività i falchi hanno visto inoltre la presenza di un rigonfiamento del bordo delle borse. A quel punto le due tarantine sono state condotte in ufficio e perquisite: nascosti tra alcuni teli da bagno, c’erano diversi involucri contenenti, quella che gli accertamenti hanno successivamente confermato essere cocaina. Non solo. Quando gli agenti hanno esteso l’ispezione all’auto guidata dalla 35enne, all’interno hanno trovato una mazza in plastica e una da baseball in alluminio, un coltello a serramanico, un taglierino e una cesoia. Ed è a quel punto che per le due tarantine si sono infine aperte le porte del carcere: fino a ieri, quando il giudice ha ritenuto sufficiente applicare gli arresti domiciliari a entrambe.

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