L'inchiesta

Omicidio Legrottaglie, il gip: «Temevano il sequestro delle armi, ecco perché hanno aperto il fuoco»

francesco casula

Confermato il carcere per Giannattasio, proseguono le indagini a Taranto e a Brindisi

Il vice brigadiere dei carabinieri Carlo Legrottaglie è stato ucciso perchè altrimenti le forze dell'ordine avrebbero scoperto l'arsenale di armi che Camillo Giannattasio e Michele Mastropietro conservavano tra la casa e il negozio del primo. Ne è convinto il gip di Taranto Francesco Maccagnano che ha confermato la custodia in carcere per Giannattasio, il 57enne arrestato dalla Polizia nel blitz in cui dopo uno scontro a fuoco ha perso la vita Mastropietro il 59enne che poco prima aveva esploso dei colpi di pistola e ucciso a sua volta Legrottaglie.

Nel provvedimento emesso qualche ora fa, il giudice ha confermato pienamente la ricostruzione fatta dal pm Francesco Ciardo che ha coordinato le indagini di polizia e carabinieri su quanto avvenuto nelle campagne della provincia di Taranto. Il delitto «è stato obiettivamente funzionale – scrive il magistrato - ad eludere accertamenti che avrebbero portato tanto al sequestro dell'arma che Giannattasio e Mastropietro hanno portato con loro - ed usato - la mattina del 12 giugno 2025 che dell'arsenale rinvenuto presso l'abitazione dell'odierno arrestato».

Questa mattina, Giannattasio è comparso dinanzi al gip Francesco Maccagnano per l'udienza di convalida dopo l'arresto in flagranza di reato disposto dalla procura dopo il ritrovamento nel suo domicilio e nel negozio di un piccolo arsenale composto da due fucili, cinque pistole e poi coltelli, munizioni di vario calibro, passamontagna, telefoni cellulari, targhe di veicoli. Non solo. Gli investigatori hanno ritrovato anche i cosiddetti “citofoni” cioè telefoni “dedicati” e utilizzati esclusivamente durante alcuni colpi. Una tecnica che Mastropietro aveva già usato in passato secondo quanto emerso dall'inchiesta “Armored” che nel 2013 smantellò il gruppo di rapinatori che organizzava assalti ai portavalori utilizzando, tra i diversi dispositivi, anche i citofoni. Dinazi al magistrato, Giannattasio ha scelto il silenzio: si è avvalso della facoltà di non rispondere e non ha rilasciato neppure dichiarazioni spontanee.

Il gip Maccagnano, infine, ha disposto il trasferimento anche di questo fascicolo alla procura di Brindisi che procede per l'omicidio del militare: il magistrato ha infatti accolto la richiesta della procura ionica che ha sottolineato come i fatti siano collegati e il reato più grave tra quelli contestati è quello del delitto di Legrottaglie.

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