Il caso

Suicida dopo 13 ore d’attesa, la perizia scagiona i medici: «Criticità strutturali in Asl»

Francesco Casula

Punta il dito contro l’azienda sanitaria: il pronto soccorso «ingolfato da pazienti» ha inciso anche sulle scelte individuali dei singoli medici

TARANTO - Un paziente psichiatrico in «codice arancione» che resta in attesa per 13 ore al Pronto Soccorso «senza ricevere una visita medica» è indice «di una situazione organizzativa-strutturale deficitaria»: è «indubitabile» che le «criticità strutturali» come il pronto soccorso «ingolfato da pazienti» abbia inciso anche sulle scelte individuali dei singoli medici diventando un «un vulnus nel livello di auspicato modello di trattamento, ritardando apprezzabilmente le misure di prevenzione che sarebbe stato possibili adottare».

È quanto si legge nella perizia redatta dai consulenti della procura chiamati a fare luce sulla morte del 60enne che si è tolto la vita nella prima mattinata dell’11 gennaio scorso. Sono stati i medici legali Roberto Catanesi e Biagio Solarino a redigere il documento su delega del pubblico ministero Raffaele Graziano che ha affidato loro il compito di identificare le cause della morte e valutare le responsabilità dei medici e dell’azienda sanitaria. E nelle 89 pagine i due consulenti del pm hanno ridotto al minimo le colpe dei medici finiti nell’inchiesta, ma hanno puntato il dito contro la situazione critica in cui si trova la sanità ionica e in particolare il Pronto Soccorso. Innanzitutto i consulenti hanno chiarito che non solo il suicidio non era prevedibile: «non presentava elementi di criticità clinica, i parametri vitali erano in ordine». Insomma il 60enne era tranquillo. Non altrettanto la situazione nel pronto socco che nella serata precedente, quando l’uomo si era presentato in ospedale era ingolfata al punto che il personale in servizio aveva inviato persino una mail alla direzione generale per denunc9iare le condizioni in cui stavano operando.

Insomma, al di là del caso specifico, anche da un’inchiesta giudiziaria emerge il quadro difficile della sanità tarantina: «una attesa della prima visita medica, in codice “arancione”, pari a 13 ore; un arco di tempo – scrivono i consulenti della procura - davvero lungo, per qualsiasi colore di codice, ma davvero inaccettabile per un codice arancione». Si tratta di una permanenza causata da «un insieme di elementi: l'elevato numero di pazienti presenti; la sostanziale stabilita dei parametri vitali; la limitatezza del personale disponibile». E ancora la permanenza in sala d’attesa per 13 ore, senza ricevere una visita medica, di un paziente valutato in “codice arancione” è «indicativa di una situazione organizzativa strutturale deficitaria, che ha poi inciso sulle scelte individuali adottate dai sanitari» con la conseguenza del ritardo nel ricovero in Psichiatria e, a cascata, ritardo all’adozione delle possibili misure di prevenzione del suicidio».

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