la festa

Taranto, la lettera del priore del Carmine dopo la Pasqua: «I Riti e il risveglio della città»

antonello papalia, priore dell’Arciconfraternita del Carmine di Taranto

Il messaggio ai confratelli e alla comunità ionica dopo il ritorno dei Misteri nell’isola: «Taranto ha dimostrato di poter ospitare grandi eventi e offrire il suo volto migliore»

A una settimana dalla Processione dei Sacri Misteri, vissuta nel 350esimo anno di fondazione dell’Arciconfraternita del Carmine di Taranto, sento il bisogno di rivolgermi ai miei confratelli e alla nostra amata città. Desidero ringraziare il nostro Arcivescovo, S.E. Mons. Ciro Miniero, per la sua preziosa presenza e per il forte sprone offertoci con le sue parole. Un sentito ringraziamento al nostro amatissimo padre spirituale, Mons. Marco Gerardo, per il suo paterno affetto e per gli spunti di riflessione donatici nelle sue preghiere. Grazie a Mons. Emanuele Ferro, parroco della cattedrale, per la squisita ospitalità riservataci in occasione della sosta della processione. Ringrazio tutti gli Officiali della confraternita, grazie al lavoro nascosto di ciascuno di loro, tutto si è svolto in modo ordinato e organizzato. Un grazie particolare ai portatori dei Lacci, che si sono uniti alla nostra preghiera vegliando la statua di Gesù Morto. Un sentito ringraziamento alla Marina Militare che, in questo anno così speciale, è stata molto presente e disponibile durante i nostri riti, consolidando un legame ormai divenuto indissolubile. Grazie alle forze dell’ordine per l’egregio lavoro di squadra, che ha permesso il raggiungimento del risultato auspicato.

Un ringraziamento speciale va alla Polizia Locale, che nei giorni dei riti ci ha offerto grande disponibilità e supporto. Grazie al gruppo scout Taranto 5, al Masci, ai ministranti e alle cinque bande musicali che hanno animato i nostri riti. Grazie alla popolazione della Città Vecchia e dell'intera città per aver circondato le statue ed i confratelli di devozione, rispetto e con una partecipazione numerica da far tremare i polsi. Tutti questi ringraziamenti restituiscono l’immagine della complessità e dell’articolazione dell’organizzazione dei riti di quest’anno, tanto particolare quanto carico di aspettative. Trecentocinquanta anni: un fardello di storia che ci ha affidato la responsabilità di una manifestazione di pietà popolare, radicata nell’anima della nostra comunità, e arricchita da tante particolarità che l’hanno resa unica nel tempo.

Giovedì Santo, ore 15:00Cento coppie di confratelli hanno animato il pellegrinaggio ai "sepolcri" nei giorni del Giovedì e Venerdì Santo. Tanti giovani del nostro Sodalizio che, indossato il nostro sacro abito, hanno percorso le strade della città ripetendo i gesti antichi della nostra tradizione e della nostra fede. Sono tanti, sono giovani, e credono nel potere salvifico dei nostri riti. Spesso sento domandare, ancor più spesso leggo sui social: «Ma quale peccato avranno mai commesso per affrontare un sacrificio così grande?». La risposta è semplice, nessuno di noi lo fa per espiare i propri peccati. Che sia chiaro, nessuno di noi è un santo. I motivi che ci spingono a partecipare ai riti sono intimi, personali, e tutti riconducibili al vissuto di ciascun confratello. Non c’è ostentazione, né la pretesa di tornare immacolati, la santità non si conquista semplicemente attraversando le strade durante i riti sacri. Siamo solo uomini che, con gesti antichi e mani tremanti, hanno portato in preghiera l’intera città dinanzi a Dio. Il pellegrinaggio è preghiera. E tra «dritte», «precedenze» e «saluti», i nostri perdoni, nell’umiltà e nel nascondimento, hanno pregato per ciascuno di voi, per l'intera umanità. In una Taranto più bella che mai, queste candide figure hanno conquistato cuori di bambini e adulti, accolti dal calore di sempre. Hanno rapito l’anima della città, portando con sé i segni e gli abiti della nostra antica fede, simboli vetusti, eppure ancora oggi capaci di parlare al cuore di tutti, e di avvicinarlo a Gesù. La prima parte dei nostri riti si è conclusa. Oltre duecento confratelli, stanchi, con piedi sporchi e dolenti, sono rientrati a casa con il cuore gonfio di amore, fieri di aver dato avvio alla Settimana Santa tarantina, offrendo tutto ciò che era nelle loro possibilità.

Venerdì Santo, ore 17:00Il portone della Chiesa del Carmine si spalanca. Il troccolante è lì, a guidarci nella lunga notte, testimone della nostra fede e per l’edificazione del popolo di Dio. Una notte lunga, faticosa. Un percorso diverso dal consueto, attraverso la città vecchia, la nostra culla. Un cammino che ci ha condotti davanti al palazzo nobiliare dei Calò, quella famiglia che oltre tre secoli fa diede inizio a questa tradizione. Un ritorno a casa. Scrivendolo, mi vengono ancora i brividi. Brividi veri, perché sono emozioni vere. Questo è il segno più bello, tutto questo avrà senso fino a quando sapremo emozionarci, commuoverci e lasciarci trasportare dalle immagini, dai ricordi, dai pensieri che il cuore e la mente ci restituiscono.

Centocinquanta confratelli e sessanta consorelle hanno dato vita a una processione storica del nostro sodalizio. Nel nostro Anno Giubilare Particolare, concesso da Papa Francesco, la cui memoria custodiamo grata ed orante, il corteo ha camminato nella preghiera e nella responsabilità. Una folla impressionante ha accolto la processione su via d’Aquino, sul ponte girevole, simbolo di Taranto, e ha letteralmente invaso via Garibaldi nella città vecchia. La folla è la vera protagonista di questa straordinaria edizione dei Misteri. I tanti bambini che, rapiti, osservavano i confratelli e i simboli della Passione e della Morte di Gesù. Una folla composta, orante, viva. Tarantini che si sono riappropriati della città vecchia, facendo rivivere angoli, vicoli, strettoie, e ridando respiro al cuore della nostra isola. Una vera rinascita, un miracolo di comunità. E poi, la «porta temporale»: la postierla Via Nuova. Attraversando quella scalinata sembrava di tornare indietro nel tempo. Le luci più fioche, la gente più rada (per le regole di sicurezza determinate dalle autorità competenti), i suoni delle bande che risuonavano limpidi nell’aria, il dolce tintinnio dei rosari, il colpo deciso dei bordoni sul selciato. Le statue del Manzo, illuminate soltanto dalle candele, tremolanti come tremava la fiamma viva della fede nei nostri cuori. Le voci antiche dei confratelli a comandare le forcelle riecheggiavano nella via come cento anni fa. La confraternita ha parlato una lingua antica, ma in un tempo presente, per raggiungere l’obiettivo di sempre: condurre i cuori di tutti a Cristo. Oltrepassato il palazzo Calò, la processione si è di nuovo immersa nella folla. Uno scenario mozzafiato, le prime luci dell’alba, il castello aragonese, il ponte e la maestosa Vespucci che, come un segno del cielo, ha legato la sua storica visita ai nostri riti. I perdoni, ormai stremati, si lasciavano riscaldare dai primi raggi del sole. Nelle loro menti, nei nostri cuori, si faceva largo il pensiero del rientro in chiesa. Tante ore di preghiera, di cammino, di sacrificio. Gli sguardi dei propri cari, i ricordi di chi non è più tra noi, si facevano insostenibili. Abbiamo resistito a tutto, ma non a questo pensiero. La commozione ci ha travolti. Il cuore ha vinto sulla mente. E nell’ultima preghiera, balbettata tra le lacrime, abbiamo affidato a Dio il nostro sacrificio, nella speranza che fosse accolto. Abbiamo fatto tutto, abbiamo vissuto un pezzo della nostra storia. Quando il troccolante ha battuto sul portone della nostra Chiesa, il nostro pianto era rivolto alla Resurrezione. La resurrezione di Cristo. Ma anche alla resurrezione della nostra Taranto, una città bellissima, che ha dimostrato di poter essere luogo di grandi eventi, capace di offrire al mondo il suo volto migliore. Una città che deve solo imparare a guardarsi allo specchio e riconoscere la propria bellezza, il proprio valore, la forza dei suoi figli. Mi auguro che questa Settimana Santa storica abbia aperto gli occhi a tutti. E che noi, poveri e tradizionalisti confratelli, si possa aver contribuito a questo risveglio. Noi c’eravamo, ci siamo e ci saremo sempre. E questo solo grazie ai miei fratelli.

Decor Carmeli.

Privacy Policy Cookie Policy