il rito pasquale
Spirituale e metafisica, l’arte di Roberto Ferri in processione per il Venerdì Santo di Taranto
I nuovi dipinti saranno apposti sui due lati del gonfalone in copie autenticate, mentre gli originali verranno esposti nella cappella dove è custodito il Crocifisso
«Ab umbra lumen», dall’ombra alla luce, così recita un’antica iscrizione latina, che veniva posta sulle meridiane solari. Sebbene quell’ombra sappia etimologicamente anche di morte, porta con sé una luce di rinascita attraverso la quale grandi maestri del passato con la loro pittura hanno saputo esprimere l’energia immortale del cosmo che si fa materia. Nello stesso modo percepiamo quell’ancestrale energia vibrare sulla tela del senso del miracolo dell’esistenza in un artista dei nostri tempi, che ci racconta degli enigmi della modernità utilizzando un linguaggio antico. Roberto Ferri, tarantino, classe ‘78, riesce a dare vita nei suoi dipinti a quelle incredibili atmosfere cinematografiche paragonabili ad opere caravaggesche, con un’attenzione al dettaglio realistico che si imprime di pulsante contemporaneità: i suoi lavori sembrano divampare in un virtuosismo nato da studi molto approfonditi su tecniche antiche, ma non è solo questo che colpisce della sua arte: il segreto che si cela dietro le immagini da lui dipinte sembra frutto di un intenso percorso spirituale che sconfina nella metafisica. L’artista ha partecipato alla 54esima Biennale di Venezia e, non a caso, tra le altre esperienze, ha eseguito anche 14 tele della Via Crucis per la Cattedrale di Noto (Siracusa), commissionate da Vittorio Sgarbi.
Ferri ha iniziato a studiare pittura da autodidatta, trasferendosi poi a Roma nel 1999, dove si è poi diplomato all‘Accademia di Belle Arti. I suoi modelli David, Ingres, Girodet, Géricault, Gleyre, Bouguereau. Il suo lavoro è ad oggi rappresentato in importanti collezioni private di tutto il mondo. Attingendo alla tradizione seicentesca l’artista sembra concentrare la sua pittura sull’equilibrio perfetto tra luce e ombra, per cui i corpi da lui dipinti sembrano illuminati da una luce divina, più che materiale, che riesce a svelarne e ad esaltarne i più intimi particolari, lasciando lo spettatore senza fiato. Una caratteristica per la quale è stato spesso avvicinato al Caravaggio ma che, a nostro avviso, supera per certi versi quella del grande maestro. Trasfigurando il mito e calandolo in una concezione psicologica moderna, Ferri ci permette di analizzarne tutti gli aspetti onirico simbolici. Ed è proprio lui quest’anno a firmare con le sue opere il nuovo gonfalone realizzato in occasione del 350esimo anniversario di fondazione dell’Arciconfraternita del Carmine di Taranto, la grande bandiera nera che viene portata in processione il Venerdì Santo. Un momento estremamente significativo per quanto concerne la valorizzazione della tradizione culturale del territorio, e che testimonia la crescita esponenziale di un territorio che inizia a comprendere il proprio valore, investendo su un artista che rappresenta un’eccellenza a livello internazionale, come sottolineato da Antonello Papalia, priore della confraternita del Carmine: « Siamo lieti di essere riusciti a rendere concreta un’idea nata già da qualche tempo, riunendo felicemente l’aspetto artistico, rappresentato da un tarantino del livello di Ferri, con quello di una celebrazione importante che riguarda la Confraternita. Siamo poi stati subito contagiati dall’entusiasmo che l’artista ha mostrato nei confronti dell’incarico ricevuto. Credo che questo rappresenti un momento davvero importante dal punto di vista culturale per la nostra comunità».
I nuovi dipinti saranno apposti sui due lati del gonfalone in copie autenticate, mentre gli originali verranno esposti nella cappella dove è custodito il Crocifisso.