l'intervista

Taranto, parla l'ex consigliere Patano: «C’era chi pressava il sindaco e oggi io passo per traditore»

FABIO VENERE

«Potrei ricandidarmi. Ho buoni rapporti con tutti. Destra e sinistra non hanno più le differenze del passato»

Consigliere Michele Patano, poco più di una settimana fa, ha firmato per lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale di Taranto. E in quella mattinata così frenetica lei ha inviato una nota stampa ma, in tutta franchezza, non è stato chiaro. Può spiegarci perché ha fatto cadere Melucci?

«Vittorio Mele (l’altro consigliere comunale che sino al giorno prima faceva parte della maggioranza, ndr) aveva già firmato. E quindi, i consiglieri comunali favorevoli allo scioglimento erano già 16. Quindi...».

Quindi, cosa? Allora, è stato il diciasettesimo ovvero quello determinante. E poi, non era certo obbligato ad agire in simbiosi con Mele. Non crede?

«Sì, ma la maggioranza che già aveva perso Patrizia Mignolo, con la decisione di Vittorio (Mele, ndr) non sarebbe di fatto più esistita. E poi, la mia non è stata una decisione improvvisa. In tempi non sospetti, in una riunione, avevo detto che sarebbe stato di gran lunga preferibile arrivare ad una resa dignitosa che vivere una lenta agonia».

Patano, però, davvero non si è ancora compreso. Perché ha staccato la spina a Rinaldo Melucci?

«Non ho apprezzato il dietrofront del sindaco sulla privatizzazione degli asili nido ad un mese dal nostro via libera al Documento unico di programmazione (Dup) che, invece, la prevedeva».

E l’ha fatto cadere per questo?

«Nell’ultimo periodo, mi sono reso conto che il sindaco di Taranto aveva perso autorevolezza. Non era più in grado di gestire la macchina e la sua stessa maggioranza».

Prima che perdesse questa... autorevolezza, però, lei stesso aveva ottenuto la presidenza dell’Amat. E, nonostante questo, ha posto fine all’Amministrazione comunale. Incredibile, ma vero.

«Sì, certo il presidente di Kyma Mobilità (Daniele D’Ambrosio, ndr) era in quota a me, ma nell’azienda non ho mai esercitato (com’era giusto che fosse) nessuna influenza. Sa qual è stato il vero problema?».

No, anche perché ce ne sono talmente tanti in questa vicenda. Quale?

«La maggioranza si era ormai ridotta ad un arcipelago in cui c’erano tanti isolotti inespugnabili per tutti gli altri. Il principio di collegialità che dovrebbe animare una coalizione, infatti, era ormai andato a farsi benedire, e da tempo pure».

La chiamano traditore, lo sa?

«Lo so, lo so. Mi accusa anche chi era il primo a fare continue richieste al sindaco e a metterlo sotto pressione minacciandolo, politicamente parlando, che se non fosse stato accontentato gli avrebbe tolto il sostegno in Consiglio comunale. C’è chi l’ha indebolito ogni giorno e poi io passo per il traditore».

I nomi, Patano.

«Lasciamo perdere, ma se dovesse servire li farò al momento giusto».

Come vuole. Intanto, però, continuano a chiamarla traditore. A proposito, nella notte tra giovedì 20 e venerdì 21 febbraio 2025, è stato il centrosinistra a convincerla a dimettersi e a causare poi la caduta di Melucci?

«No, non mi ha convinto nessuno».

Sicuro? Neppure l’ex presidente del Consiglio comunale, Piero Bitetti, l’ha persuasa sulla bontà dell’operazione in corso?

«No, ripeto, nessuno. Certo, conosco Piero da decenni e con lui ho un buon rapporto, ma ho deciso in piena autonomia».

Si candiderà ancora?

«Non lo so».

E perché sta già inviando dei messaggi ai suoi elettori?

«Beh sì, dovrei candidarmi ma sto ancora riflettendo».

E dove? Escludendo, per ovvi motivi, l’Area Melucci potrebbe essere in una lista di centrosinistra o in una di centrodestra?

«Non lo so, ripeto. Ho buoni rapporti con tutti. E poi ormai, destra e sinistra sono dei contenitori vuoti e non hanno più, tra loro, le differenze del passato».

Privacy Policy Cookie Policy