l’udienza
Procura di Taranto, per le violenze su Nave Martinengo sei militari chiederanno i danni
Pronte le costituzioni di parte civile dell’equipaggio: sotto accusa l’ex comandante e due sottufficiali. Donne e uomini vittime di abusi e angherie dell’ufficiale al comando
Sono almeno sei i militari dell'equipaggio di Nave Martinengo pronti a costituirsi parte civile nel processo contro l’ex comandante dell'unità della Marina militare a bordo della quale, secondo la procura di Taranto si sarebbero consumati abusi e violenze ai danni del personale in servizio. Nell'udienza di ieri mattina, infatti, in aula erano diversi gli avvocati pronti a depositare la richiesta di risarcimento danni, ma un'omessa notifica ha spinto il giudice a fissare una nuova data. Al di là degli aspetti formali, però, come detto una buona parte delle vittime, assistite tra gli altri dagli avvocati Antonella Notaristefano e Giovanni Vinci, è pronta a presentare la sua costituzione come parte civile nel procedimento.
Violenza sessuale e maltrattamenti sono i reati contestati dal pm Marzia Castiglia che ha coordinato l'inchiesta, a cui si aggiungono quelli ipotizzati dalla procura militare che ha trasferito il fascicolo ai magistrati ionici.
Si tratta di episodi che sarebbero avvenuti quando l’unità della Marina era impegnata in acque internazionali in un una missione anti pirateria nel Golfo Persico tra agosto e dicembre 2021. Le denunce delle vittime raccontano storie agghiaccianti. A una delle donne in servizio a bordo, il comandante Carpinelli aveva attribuito un nomignolo che ricordava un sex symbol di un vecchio telefilm e soprattutto l’aveva costretta a subire molestie sessuali: approcci fisici, mani sul corpo e sfioramenti al punto da costringere la marinaia a dichiararsi lesbica per sottrarsi a quelle continue vessazioni. Un improvvisato coming out che aveva però generato nuove minacce: in un’occasione, secondo quanto la donna ha denunciato, il comandante le aveva infatti puntato contro un paio di forbici facendola indietreggiare fino a chiuderla in un angolo della mensa per provare a tagliarle i capelli senza riuscirci. La giovane militare avrebbe supplicato di smetterla, appelli disperati che l’hanno esaurita al punto da accasciarsi a terra per lo sforzo e la tensione emotiva: a salvarla era intervenuto un altro marinaio, anche lui poi finito nel mirino offensivo del comandante.
Ma anche nei confronti degli ufficiali, il comandante Carpinelli avrebbe avuto atteggiamenti oltraggiosi: avrebbe lanciato contro di loro arance, mele, banane, cubetti di ghiaccio, bustine di maionese, tappi di sughero e di metallo con l’obiettivo di farli cadere a terra mentre portavano vassoi pieni di cibo.
Offese, umiliazioni che anche i due sottocapi erano soliti rivolgere a donne e uomini alle loro dipendenze: una marinaia, invece, li ha accusati di aver sistematicamente usato violenza allungando le mani nelle parti intime o a denudarsi in sua presenza per poi avanzare richieste di prestazioni sessuali.
La vicenda è al vaglio del giudice Rita Romano che in udienza preliminare dovrà valutare se vi sono o meno gli estremi per avviare un processo nei confronti dei tra militari.