il processo

Taranto, il comandante della Martinengo rischia il processo: «Abusi e violenze sulle donne dell'equipaggio»

francesco casula

La Procura chiede il rinvio a giudizio per un capitano di fregata e due sottocapi: gli episodi contestati sarebbero avvenuti durante una missione antipirateria nel Golfo persico

TARANTO. Rischia di finire a processo l'ex comandante di nave Martinengo, unità della Marina militare a bordo della quale, secondo la procura di Taranto si sarebbero consumati abusi e violenze ai danni di una parte dell'equipaggio. È stato il pubblico ministero Marzia Castiglia, nei giorni scorsi a chiedere il rinvio a giudizio per il capitano di fregata Roberto Carpinelli e per altri due e sottocapi in servizio sulla stessa unità navale. Violenza sessuale e maltrattamenti sono i reati contestati dalla procura di Taranto a cui si aggiungono quelli ipotizzati dalla Procura militare che ha trasferito il fascicolo ai magistrati ionici.

Si tratta di episodi avvenuti quando l'unità della Marina era impegnata in acque internazionali in un una missione anti pirateria nel Golfo Persico tra agosto e dicembre 2021. Le denunce delle vittime, assistite tra gli altri dagli avvocati Antonella Notaristefano e Giovanni Vinci, raccontano storie agghiaccianti. A una delle donne in servizio a bordo, il comandante Carpinelli aveva attribuito un nomignolo che ricordava un sex symbol di un vecchio telefilm e soprattutto l'aveva costretta a subire molestie sessuali: approcci fisici, mani sul corpo e sfioramenti al punto da costringere la marinaia a dichiararsi lesbica per sottrarsi a quelle continue vessazioni. Un improvvisato coming out che aveva però generato nuove minacce: in un'occasione, secondo quanto la donna ha denunciato, il comandante le aveva infatti puntato contro un paio di forbici facendola indietreggiare fino a chiuderla in un angolo della mensa per provare a tagliarle i capelli senza riuscirci. La giovane militare avrebbe supplicato di smetterla, appelli disperati che l'hanno esaurita al punto da accasciarsi a terra per lo sforzo e la tensione emotiva: a salvarla era intervenuto un altro marinaio, anche lui poi finito nel mirino offensivo del comandante.

Ma anche nei confronti degli ufficiali, il comandante Carpinelli avrebbe avuto atteggiamenti oltraggiosi: avrebbe lanciato contro di loro arance, mele, banane, cubetti di ghiaccio, bustine di maionese, tappi di sughero e di metallo con l'obiettivo di farli cadere a terra mentre portavano vassoi pieni di cibo.

Offese, umiliazioni che anche i due sottocapi erano soliti rivolgere a donne e uomini alle loro dipendenze: una marinaia, invece, li ha accusati di aver sistematicamente usato violenza allungando le mani nelle parti intime o a denudarsi in sua presenza per poi avanzare richieste di prestazioni sessuali. A un'altra donna, invece sceglievano offese in relazione alla sua corporatura: «A Natale – le diceva - ti cuciniamo al posto del maiale, e ti mettiamo anche una mela in bocca» e ancora «Ma come fai a scopare se sei così grassa? Non Io spezzi il tuo ragazzo?».

Una condotta che per il pm Castiglia era «oltremodo umiliante e degradante» perchè lesiva della dignità della donna e della lavoratrice al punto da compromettere «seriamente il suo equilibrio e benessere psico-fisico, costringendola a chiedere di essere spostata altrove». La vicenda ora finirà al vaglio del giudice Rita Romano che in udienza preliminare dovrà valutare se vi sono o meno gli estremi per avviare un processo nei confronti dei militari.

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