Il ritorno a casa

«La Difesa così fa squadra e mostra l’eccellenza dell’Italia»

Maristella Massari

Il generale Portolano ha accolto ieri i militari al rientro dall’attività della Cavour, a Taranto dopo 6 mesi

TARANTO - Sei mesi di navigazione per un totale di 152 giorni, 101 dei quali trascorsi in mare tra navigazione e attività addestrativa, 970 militari impiegati, il più giovane dei quali ha appena 19 anni e 30 mila miglia percorse, pari a oltre un giro della Terra all’Equatore. Basterebbero solo i numeri a raccontare l’importanza della campagna operativa della Marina Militare nella regione dell’Indopacifico. Ieri mattina, accolti dal caloroso benvenuto di un migliaio di parenti e amici, sono tornati a casa i marinai del 31° Gruppo navale (Gruppo Portaerei Italiano) al comando del contrammiraglio Giancarlo Ciappina.

Tre unità navali, l’ammiraglia Cavour, con la fregata multiruolo Alpino e il pattugliatore d’altura Montecuccoli, hanno portato bandiera in 14 nazioni, toccando ben 18 porti fino a spingersi a 12 mila chilometri di distanza dall’Italia. I marinai italiani sono approdati in Australia, sull’isola di Guam, in Giappone, nelle Filippine, in India, in Thailandia e in Corea del Sud solo per citare alcuni dei Paesi raggiunti. Per la Marina italiana si tratta di una prima volta assoluta di impiego di un gruppo portaerei in una campagna operativa del genere. La missione si è conclusa ieri a Taranto, base navale dalla quale le navi erano partite il primo giugno scorso.

Per l’occasione, a bordo, i militari hanno ricevuto il “benvenuto” da parte del nuovo capo di Stato maggiore della Difesa, il generale di corpo d’armata Luciano Portolano. Con lui, ad accogliere i marinai del 31esimo Gruppo, c’erano anche il capo di Stato maggiore della Marina e il comandante in capo della Squadra navale, gli ammiragli di squadra Enrico Credendino e Aurelio De Carolis.

Il generale Portolano, nel suo discorso agli equipaggi schierati nell’hangar della portaerei, ha sottolineato l’importanza di una missione che ha dimostrato la capacità della Difesa italiana a livello internazionale, integrando assetti navali di Marine partner e alleate, a dimostrazione della comune volontà di contribuire a promuovere la libertà di commercio e navigazione, anche a sostegno degli interessi nazionali, Nato e dell’Unione europea.

A bordo della portaerei Cavour hanno operato i velivoli di ultima generazione F-35B, che permettono alla Marina Militare di assolvere ad un ruolo strategico fondamentale nel garantire la libertà di navigazione sui mari e nel tutelare gli interessi vitali del Paese. I piloti di Marina del Gruppo aerei imbarcati di Grottaglie hanno lavorato gomito a gomito, a partire dalla sosta a Darwin in Australia, con i colleghi del 32° Stormo di Amendola dell’Aeronautica Militare che ha schierato sulla portaerei due velivoli. La missione ha dimostrato, come ha sottolineato anche il generale Portolano, la grande capacità di “fare squadra” della Difesa. I piloti dell’Aeronautica sono rimasti imbarcati fino al rientro a Taranto del Gruppo navale operando in perfetta sinergia con il personale della Marina Militare.

Tra le numerose attività sostenute, il Gruppo ha fornito supporto alle unità impiegate nella missione «Aspides» e «Atalanta» per la sicurezza della navigazione in Mar Rosso, ha interagito con i Gruppi portaerei degli Stati Uniti guidati dalla Eisenhower e dalla Lincoln, ha preso parte alla «Pitch Black 2024», esercitazione australiana con oltre 20 nazioni partecipanti. Ma soprattutto, le navi italiane, hanno “mostrato bandiera”, promuovendo l’Italia e le sue eccellenze nella regione dell’Indopacifico. Il Gruppo portaerei italiano, lo scorso agosto, ha incrociato le sue attività con la nave Vespucci, impegnata nel tour mondiale che terminerà nel 2025.

«È stata un’attività straordinaria - ha commentato il contrammiraglio Ciappina, comandante del 31° Gruppo -. Vorrei sottolineare che l’Italia è l’unico Paese nell’Unione europea a potere esprimere un Carrier Strike Group nazionale con assetti aerei di quinta generazione (F-35B) e, insieme a Stati Uniti e Inghilterra, con questa capacità in ambito Nato. Nel coros della missione abbiamo operato con tanti Paesi, tra questi solo per fare un esempio, il Giappone, la Marina Indiana. È stata una attività impegnativa, ma che ci ha permesso di tornare a casa con un bagaglio di esperienze davvero straordinario».

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