Territorio

Taranto, trovati i resti dell’anfiteatro, ma è stato distrutto dal cemento

Fabio Venere

L’amarezza del prof.D’Andria: «La città ha rinunciato alla storia»

TARANTO - “Le indagini effettuate, nello scorso agosto, con il georadar hanno confermato l’esistenza dei resti di un anfiteatro romano di epoca augustea e, in particolare, alcuni muri sembrano essere ancora in buone condizioni, altri meno”. Firmato Francesco D’Andria, archeologo tarantino, docente universitario e accademico dei Lincei che, ieri, (seduto accanto al consigliere comunale Gianni Liviano) ha illustrato i risultati del lavoro svolto, per conto della Soprintendenza, dall’archeologa Laura Cerri, specializzata in Diagnostica archeologica. I dati, in realtà, erano già stati comunicati, di recente, ad una platea di addetti ai lavori nel corso del convegno internazionale di studi sulla Magna Grecia svoltosi a Taranto.

“Sono state eseguite oltre 590 sequenze che hanno esaminato il sottosuolo di quell’area del Borgo a circa tre metri di profondità. E da questi studi è emerso che – precisa ancora il professor D’Andria – la lunghezza dell’asse maggiore dell’anfiteatro è di 105 metri, mentre la larghezza è di 85 metri”. Dimensioni che lasciano sostenere all’esperto archeologo tarantino la tesi in base alla quale “l’anfiteatro di Taranto originariamente dovrebbe essere stato più grande di quello di Lecce, solo che nel capoluogo salentino è stato valorizzato ed è tuttora un’attrazione turistica mentre in quello ionico, ovvero da noi, sin dal secolo scorsoci fu una sorta di rinuncia della nostra storia, dapprima con la realizzazione del mercato coperto in via Anfiteatro e, una decina di anni fa, con la sistemazione di un parcheggio proprio al di sopra dei resti dell’anfiteatro”. E ora, che fare? Francesco D’Andria invita la Soprintendenza a proseguire con le ricerche passando, ad esempio, a quelle sismiche e poi ad organizzare “una mostra e un catalogo con tutto il materiale che è stato ritrovato sinora”.

Secondo queste indagini effettuate con il georadar, infine, è possibile affermare che i confini dell’anfiteatro inizierebbero da via SS. Annunziata, all’altezza dell’ex ospedale “vecchio” e della vicina chiesa S.Giovanni di Dio. E se, invece, dovesse essere materialmente possibile scavare sul piazzale di via Anfiteatro su cui ora parcheggiano un centinaio di auto e che è compreso tra le vie Principe Amedeo, De Cesare e Acclavio, cosa si potrebbe davvero ammirare? “Probabilmente – così il professor Francesco D’Andria – si arriverebbe al livello dell’arena dell’anfiteatro”. Il condizionale è d’obbligo anche se, sul punto, è lo stesso archeologo tarantino a commentare in questo modo: “Capisco che la mancanza dei parcheggi sia un problema per il centro di Taranto, ma a differenza di quanto accaduto altrove qui, lo ripeto, si è rinunciato alla storia. E’ mai possibile che, magari sfruttando le risorse finanziarie del Pnrr, il sindaco o l’assessore competente – si chiede D’Andria – non abbiamo ancora progettato la realizzazione di parcheggi in altre aree centrali della città puntando sui multipiano? Comunque sia proseguiamo con le indagini, ottenute grazie alla pressione dell’opinione pubblica sfociata in una petizione che ha raggiunto le 4mila firme, e vediamo quali altri elementi riusciamo ancora ad ottenere”.

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