Il caso
Singh morto di stenti nei campi a Laterza: il datore di lavoro era già a processo per caporalato
L'inchiesta sul 38enne indiano deceduto a maggio. L'uomo per cui lavorava finì ai domiciliari nel 2020
TARANTO - Era già stato arrestato con l’accusa di caporalato Giovanni Giannico, l’imprenditore agricolo di Laterza, nel Tarantino, ora indagato anche per la morte dell’operaio indiano Rajwinder Sidhu Singh, 38enne deceduto il 26 maggio e su cui la procura di Taranto e i carabinieri stanno conducendo indagini serrate per valutare le responsabilità proprio di Giannico.
Già nel 2020, come detto, l’imprenditore agricolo finì agli arresti domiciliari perché ritenuto responsabile dei reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro: un blitz eseguito nelle campagne di Laterza dalla task force anti caporalato, composto da militari del Nucleo ispettorato del lavoro di Taranto e delle stazioni di Marina di Ginosa, Castellaneta, Taranto Nord e Crispiano fece emergere un quadro terribile con 4 cittadini indiani obbligati a svolgere per circa 12 ore al giorno attività agricole e di pastorizia in condizioni di palese sfruttamento. In quell’occasione furono due le figure chiave della vicenda, entrambe arrestate: il laertino Giannico e un 59enne indiano, ritenuti rispettivamente «soggetto utilizzatore» e «oggetto-caporale». Oltre alle manette a Giannico furono anche comminate ammende e sanzioni amministrative per oltre 30mila euro. Il pubblico ministero Antonio Natale che coordinava quell’inchiesta a distanza di poco tempo ha chiesto e ottenuto nei confronti dei due il giudizio immediato, saltando così la fase dell’udienza preliminare: attualmente il processo di primo grado è in corso dinanzi al giudice Federica Furio.
A distanza di 4 anni, quindi, una nuova tegola giudiziaria si è abbattuta su Giannico...