Il caso

Taranto, morte del piccolo Lollo. La scienziata: «Predisposto geneticamente al tumore, ecco perché le emissioni l'hanno ucciso»

Alessandra Cannetiello

In aula la consulente delle parti civili

TARANTO - Lorenzo Zaratta, il bimbo di soli 5 anni, ucciso il 30 luglio 2014 da un «astrocitoma» e divenuto simbolo della lotta all’inquinamento a Taranto, ha ereditato dai genitori la predisposizione ad ammalarsi di cancro e l’esposizione ad agenti inquinanti è stata per lui letale. È quanto sostenuto Maria Grazia Andreassi, scienziata del Cnr di Pisa e consulente delle parti civili: ascoltata ieri mattina in aula, nel processo di primo grado per la morte del piccolo Lollo, Andreassi ha spiegato al giudice Anna Lucia Zaurito che, in estrema sintesi, l’analisi effettuata sul dna dei genitori di Lorenzo ha consentito di osservare la presenza di varianti genetiche che espongono maggiormente ai tumori e che, a causa della presenza di queste mutazioni, i soggetti portatori hanno una ridotta capacità di eliminare gli agenti cancerogeni. Proprio per questa incapacità di espellere quelle sostanze, per l’accusa, le emissioni inquinanti dell’ex Ilva di Taranto sarebbero state per lui ancora più dannose...

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