la vertenza ex ilva
Operai e padroni uniti per salvare l’acciaio: domani Taranto si ferma
Partecipano alla manifestazione di protesta i sindacati di categoria, le associazioni datoriali Aigi, Confapi e Casartigiani e le imprese
TARANTO - Sindacati e associazioni datoriali scendono in piazza per far sentire forte la voce della protesta. Domani Taranto rischia la paralisi per la manifestazione annunciata davanti alle portinerie dell’acciaieria più grande d’Italia che bloccherà sicuramente le strade di accesso alla città. Lo stesso Questore di Taranto, Massimo Gambino, attraverso un comunicato inviato alle redazioni dal suo ufficio stampa, ha voluto informare la cittadinanza che «a causa dello sciopero indetto dalle organizzazioni sindacali dell’indotto Acciaierie d’Italia, lunedì 29 gennaio potrebbero verificarsi rallentamenti nella circolazione stradale sulle arterie in entrata ed uscita dal capoluogo».
L’agitazione sindacale promossa dai sindacati di categoria, è sostenuta anche dalle associazioni datoriali Aigi, Confapi e Casartigiani.
«Una vicinanza che i più definiscono straordinaria, probabilmente - scrivono le tre sigle in rappresentanza delle imprese ioniche -, perché non è mai stata realizzata in precedenza. Un’unione che è frutto d’intenti comuni, per cui non sono state necessarie riunioni estenuanti, compromessi e bilancini per sottolineare presenza, visibilità e il lavoro faticoso di questi giorni. In questo periodo ognuno ha fatto la sua parte, con competenza e dedizione assoluta: chi sobbarcandosi le più faticose interlocuzioni e chi stazionando, con i propri mezzi, davanti ai cancelli. E questo sarà il risultato finale, ovvero la squadra che domani protesterà ai piedi del siderurgico. Non esistono le ragioni del sindacato contrapposte a quelle delle imprese - prosegue la nota dei rappresentanti delle pmi -, ognuno rappresenta un sacco di sabbia, per cercare di arginare la furia degli Tsunami».
E poi l’appello di Aigi, Casartigiani e Confapi: «Chiediamo a tutte le associazioni di categoria e gli ordini professionali di unirsi alla protesta. Cerchiamo, tutti insieme, di arginare lo tsunami che starebbe per abbattersi sulla comunità. Taranto è di tutti noi: abbracciamola insieme».
Intanto la stessa Aigi, associazione che rappresenta 100 imprese e 4000 lavoratori dell’indotto del siderurgico, ha scritto anche al presidente della repubblica Mattarella. «Non consenta che la città di Taranto, in un momento così critico per le sue sorti future, sia lasciata sola. Ora, più che mai, la città, i cittadini, i lavoratori e le loro famiglie avvertono il bisogno di sentire la vicinanza del loro presidente». Così Fabio Greco, presidente di Aigi, nella lettera inviata al presidente Mattarella in cui manifesta le preoccupazioni delle imprese che temono di perdere crediti per 130 milioni di euro in caso di messa in amministrazione straordinaria dell’ex Ilva. Una eventualità che «si tradurrebbe - sottolinea Greco - in una nuova voragine nei bilanci delle aziende dell’indotto; 130 milioni di euro che mancherebbero all’economia cittadina compromettendo tutti i settori vitali del territorio».
Il presidente di Aigi ricorda che le imprese «hanno già subito gli effetti dell’amministrazione straordinaria 10 anni fa con la perdita di 150 milioni di euro e, questa volta, non riuscirebbero a sopravvivere». Greco fa rilevare che il commissariamento «porterebbe a carico del bilancio dello Stato gli esorbitanti costi di cassa integrazione, nonché quelli, altrettanto rilevanti, conseguenti all’intervento del fondo di garanzia Inps per ripagare i crediti (retribuzioni e tfr) dei lavoratori delle aziende in default». Il presidente di Aigi auspica «la possibilità di un’audizione con il capo dello Stato» e spiega che in questo momento «la popolazione tarantina e tutte le forze del territorio sono più che mai coese: lunedì 29 rappresenterà la data storica di una grande iniziativa che unirà imprenditori e operai: tutte le organizzazioni sindacali insieme alle imprese dell’indotto, scenderanno in piazza a manifestare in difesa della produzione ecocompatibile e del lavoro per il territorio tarantino, nonché - conclude - per la sopravvivenza dello stabilimento siderurgico il cui futuro è fortemente a rischio».