La crisi del siderurgico

Ex Ilva, l'Arcivescovo di Taranto: «Siamo stati lasciati soli, vogliamo risposte chiare»

Così monsignor Ciro Miniero: «E' come se il problema di Taranto appartenesse solo a Taranto. Perché non va affrontato questo problema a livello nazionale, a livello europeo?»

CITTÀ DEL VATICANO- «Ci aspettiamo risposte chiare, definitive e non un’alternanza di sensazioni che creano solamente disorientamento e sconcerto nel cuore dei lavoratori e delle persone delle nostre terre». Lo ha affermato l'arcivescovo di Taranto mons. Ciro Miniero, sull'ex Ilva, durante il programma il Mondo alla Radio su Radio Vaticana.

«Siamo lasciati sempre soli, cioè è come se il problema di Taranto appartenesse solo a Taranto - ha continuato Miniero - Se l'acciaio è una risorsa importante per l’Italia, per l’Europa e mi sembra che la fame di acciaio aumenti, di anno in anno. Perché non va affrontato questo problema a livello nazionale, a livello europeo? Ma la questione non si risolve mettendo in conflitto città, ambiente, cittadini, perché poi gli unici a pagare sono proprio i cittadini che in qualche modo si sentono anche rassegnati dinanzi a questa situazione».

L’arcivescovo ha fatto notare che «se l’Europa l’acciaio se lo procura nei paesi orientali praticamente fa un danno a sè stessa. L’Oriente in qualche modo è riuscito ancora di più dell’Europa a trasformare ciò che era scarto in risorse, lo vediamo in Giappone. Perché questo non può venire anche in Italia? Perché non può venire anche a Taranto? Perché non produrlo utilizzando la tecnologia di oggi e facendo in modo che qui si creano anche di altri poli tecnologici che aiutano poi a questo cambiamento, a questa transizione verso un mondo sostenibile».

E ancora ha detto mons. Miniero: «Non c'è alternativa a quella fabbrica a Taranto. La chiusura sarebbe veramente una catastrofe, che significherebbe non pensare al bene di una comunità che è stata formata a questo». 

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