il processo

Taranto e il "Golden system" Cimitero, il pm: «Dirigenti consapevoli della turbativa»

francesco casula

L’atto d’appello dell’accusa che chiede i domiciliari per i tre: "non si trattò di «inconsapevole sciatteria ed abdicazione ai propri doveri istituzionalI"

Michele Matichecchia e Carmine Pisano erano «consapevoli delle manovre approntate» da Barbara Galeone per favorire la Kratos nell’aggiudicazione della gara d’appalto da 7 milioni di euro per i servizi cimiteriali.

È quanto scrive il pubblico ministero Francesco Ciardo, nell’atto d’appello con cui, dopo il no del gip Giovanni Caroli, ha chiesto nuovamente gli arresti domiciliari nei confronti dei tre dirigenti comunale. Nel documento notificato agli indagati nelle scorse ore, il magistrato inquirente ha spiegato che la scelta del giudice Caroli di applicare solo l’interdizione di 12 mesi esclusivamente alla Galeone, per la procura non è condivisibile. Il gip nella sua ordinanza di custodia cautelare con cui ha rigettato la prima richiesta di arresti domiciliari ha ritenuto infatti che per Matichecchia e Pisano, rispettivamente presidente e membro della commissione aggiudicatrice, non ci sarebbero i gravi indizi di colpevolezza per il reato di turbativa d’asta: le loro condotte per il gip sono animate da «incresciosa negligenza» perché si sarebbero adeguati passivamente alle scelte della Galeone, ma non configurano reato.

Per Matichecchia, difeso dall’avvocato Ciro Buccoliero, lo stesso gip Caroli ha aggiunto che sebbene sia il presidente della commissione «ha un contegno ancor più svagato ed arrendevole, dunque massimamente negligente» evidenziando come all’esordio della riunione a maggio 2021 sia proprio lui a chiedere «vabbè... chi si è aggiudicato»: parole che per il gip lasciano intendere che lo stesso presidente considerasse l’aggiudicazione «già decisa da altri». Su Pisano, assistito dall’avvocato Claudio Petrone, il giudice scrive che appare «supino rispetto al volere della Galeone» e si offre di alzare un punteggio per evitare le impugnazioni innanzi al Tar. Il giudice, in definitiva, «pur stigmatizzando - si legge nell’atto d’appello del pm - la condotta rinunciataria tenuta dai due indagati (Presidente e Componente della commissione), ha ritenuto insussistente la gravità indiziaria nei loro confronti da un lato perché nel capo d'imputazione non era contestata una condotta di tipo omissivo» e «dall'altro perché non avevano né competenza sulla specifica materia né una conoscenza con gli indagati». Ma per il pm Ciardo «relegare il contributo» di entrambi gli indagati a una «presunta inconsapevole sciatteria ed abdicazione ai propri doveri e obblighi istituzionali, risulta del tutto avulso dai fatti»: per il rappresentante dell’accusa infatti lasciare che a decidere fosse la Galeone «era il ruolo scientemente ricoperto dai medesimi nella vicenda».

Insomma per il pubblico ministero si tratta di «pubblici ufficiali che, non solo per legge, ma soprattutto per la Costituzione, sono tenuti ad operare con diligenza imparzialità ed efficienza, assicurando il buon andamento della pubblica amministrazione».

Alla funzionaria della Direzione ambiente del Comune, Barbara Galeone, assistita dall’avvocato Salvatore Maggio, viene quindi contestato di essere stata l’esecutrice materiale della turbativa d’asta a favore della Kratos con cui si sarebbe instaurato un rapporto stretto al punto che la funzionaria è stata intercettata mentre avvicinava Filomena Clarisa Francisco, amministratrice della cooperativa difesa dall’avvocato Michele Rossetti, e le chiede, prima dell’apertura delle buste con l’offerta economica, la percentuale di ribasso rispetto alla base d’asta. E anche sulle due donne pende la nuova richiesta di arresti domiciliari della procura che sarà al vaglio del tribunale del Riesame il prossimo 18 gennaio.

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