I nodi dell'acciaio

Ex Ilva, cda Acciaierie finisce con un nulla di fatto: nuovo incontro a gennaio

Sarà in quella sede, secondo quanto riferiscono fonti vicine al dossier, che si proverà a trovare una quadra in vista di una riconvocazione del Cda e di una nuova assemblea dei soci

TARANTO - La riunione del Cda di Acciaierie d’Italia si è conclusa con un nuovo nulla di fatto dopo circa tre ore di confronto. Non essendo stato trovato un accordo tra i soci su aumento di capitale e acquisto degli asset aziendali, si è deciso di attendere un incontro tra i vertici degli azionisti, governo, Invitalia e ArcelolMittal, che dovrebbe tenersi i primi di gennaio.

Sarà in quella sede, secondo quanto riferiscono fonti vicine al dossier, che si proverà a trovare una quadra in vista di una riconvocazione del Cda e di una nuova assemblea dei soci. Domani alle 16, intanto, i sindacati metalmeccanici sono stati convocati a Palazzo Chigi. 

UGL: CONTINUA IL BALLETTO SU CENERI ACCIAIERIA

«Ex Ilva, ancora una nuova fumata nera che continua con il balletto di Mittal e Invitalia sulle macerie dell’acciaieria». Lo dichiara il segretario nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, in merito alla riunione del Cda di Acciaierie d’Italia che si è conclusa con un nuovo nulla di fatto dopo circa tre ore di confronto. «Domani - aggiunge il sindacalista - noi di Ugl Metalmeccanici saremo a far sentire la nostra voce unitamente con altri sindacati metalmeccanici dopo essere stati convocati a Palazzo Chigi, nella speranza di ottenere notizie più chiare sul più grande siderurgico d’Europa. Vorremmo capire fino a quando durerà il macabro balletto dei soci su ciò che resta dell’ex Ilva».
Lo Stato, esorta Antonio Spera, «assolutamente garantisca su una delle fabbriche dalla quale, un tempo, dipendeva e in parte ancora è così la filiera dell’acciaio italiano».

FIM, DA DOMANI SOLUZIONI

"Questa situazione di stallo continua ad essere fortemente pericolosa per il futuro dell’azienda, dell’occupazione e della produzione del più grande polo siderurgico europeo. E ci chiediamo anche, come mai, il confronto con i vertici del Governo e i Mittal a livello mondiale non sia stato tenuto in questi mesi ma sia stato programmato per le prossime giornate di gennaio. Pensiamo che sia il momento delle scelte e non dei rinvii, perché non c’è più tempo. L’incontro di domani del sindacato, con il Governo, sia quindi non una perdita di tempo ma concreto nel programmare scelte che permettano al di là del confronto con i Mittal, di salvare l’azienda e di evitare un “bagno di sangue” industriale e occupazionale", Così il leader Fim Roiberto Benaglia e il segretario nazionale Valerio D'Alò commentano il nuovo nulla di fatto del Cda di Acciaierie Italia sul possibile rilancio dell'ex gruppo Ilva.

"Domani dunque non ci siano rinvii ma si mettano in campo quelle soluzioni che permettano di programmare il ruolo di questo Paese nel futuro dell’ex Ilva. In questa partita il Governo è infatti doppiamente responsabile, sia perché l’ex-Ilva come molti industriali dichiarano, è un grande patrimonio industriale dell’ Italia da tutelare, ma soprattutto perché lo Stato tramite Invitalia è nel capitale dell’azienda", aggiungono. E ribadiscono: "per questo chiediamo che ci sia un programma chiaro che eviti perdite di tempo, ulteriori trattative e trovi invece soluzioni importanti di garanzia come l’entrata in maggioranza dello Stato nel capitale dell’azienda, soluzione che da tempo abbiamo indicato e con noi anche molti industriali stanno indicando come possibile parte della soluzione".

UILM: GOVERNO HA PAURA, MITTAL DECIDE

«L'esito del Cda di Acciaierie d’Italia che non prende nessuna decisione sul capitale e sull'acquisizione degli impianti è l’ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse ancora bisogno, di come la trattativa dell’ex Ilva sia completamente in mano ad ArcelorMittal. Il Cda non assume decisioni perché il Governo non assume decisioni e la multinazionale continua a tenerci inchiodati a questa situazione drammatica che va avanti dall’estate e che non può portare a nulla di buono». Così il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, dopo la riunione del Cda di AdI che si è concluso con un nulla di fatto. «Anzi - osserva Palombella - ogni giorno che passa va sempre peggio visto che si avvicinano delle scadenze, come quella del 10 gennaio per la fornitura del gas, e il pagamento delle ditte dell’appalto. Per questo anche l'incontro di domani ci preoccupa, quale altra scusa si inventeranno i ministri?».

Il leader della Uilm ricorda che «a settembre il ministro Fitto firmava un atto di fiducia con il socio privato, mentre l'azienda raggiungeva il suo minimo storico di produzione e l’ad di AdI diceva che andava tutto bene. Questo è il grande paradosso che stanno vivendo da anni 20mila lavoratori e intere comunità. Come pensano di arrivare a gennaio? Come faranno i lavoratori - si chiede il sindacalista - a sopportare ancora questa situazione ormai insostenibile? Stanno compromettendo il futuro della siderurgia in Italia».

FIOM: BASTA RINVII

«E' inaccettabile che il Cda e l'assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia si riuniscano da mesi senza prendere decisioni per la salvaguardia dell’occupazione, dell’ambiente e della produzione di acciaio in Italia. E’ un comportamento irresponsabile, in un Paese normale dovrebbero dimettersi e il Governo dovrebbe prendere in mano l'azienda». Lo dichiara in una nota Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia della Fiom Cgil.

«Il Governo nazionale - aggiunge - non può essere ostaggio di una multinazionale. Il Consiglio dei Ministri, riunito in queste ore, decida per la salita nel capitale pubblico. Gli stabilimenti ex Ilva sono in una situazione che peggiora di giorno in giorno a causa dell’incuria e dell’assenza di manutenzioni e perdere altro tempo significa mettere a rischio la salute e l’occupazione dei lavoratori, l’ambiente, la continuità aziendale e la tenuta gli impianti».
Secondo Scarpa, «la decisone della Presidenza del Consiglio di ridurre la delegazione delle organizzazioni sindacali, convocate per domani, è la manifestazione della paura del Governo di affrontare gli unici che hanno fatto proposte concrete per impedire il fallimento». «Senza risposte - conclude - valuteremo con gli altri sindacati tutti gli strumenti sindacali e legali per tutelare gli interessi dei lavoratori e del Paese».

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