Il ricordo in un film

Diventa un cortometraggio la vita di Francesco Vaccaro «Il guerriero di Taranto»

Monica Arcadio

Scomparso a vent’anni a causa di una terribile malattia è stato un simbolo della voglia di vivere e di combattere. I genitori: «La sua lotta sia d'esempio a tutti per non mollare»

TARANTO - «Arrendersi? Mai». Era questo il motto, il mantra di Francesco Vaccaro. Aveva solo 20 anni quando il 29 maggio 2019 - dopo una lunga, lacerante e rara malattia che ha cominciato a consumarlo dall’età di sei anni - è scomparso, lasciando mamma Milena, papà Donato e il fratello Giuseppe.

Francesco, simbolo tra i simboli di una Taranto che lotta tra inquinamento e morti della grande industria, non ha mai vissuto la resa dinanzi alle dure prove dinanzi a cui lo ha posto per anni la malattia autoimmune che lo affliggeva. Anzi, combatteva e sorrideva, sorrideva e combatteva. Con tutto sé stesso aveva voluto diplomarsi, fino a sostenere gli esami di maturità in un letto di ospedale, dove era ricoverato in uno dei momenti più difficili affrontati con la malattia. Sempre positivo, sempre pronto a donarsi per gli altri e sempre insieme alla sua macchina fotografica con cui amava fotografare tutti i momenti della sua vita, tutte le persone che incontrava sulla sua strada.

Oggi, Francesco, la sua vita, la sua sofferenza sono racchiusi tutti in un cortometraggio firmato per soggetto e sceneggiatura da Antonino Macaluso e dalla compagna Elvira Comes. Macaluso, attore palermitano, si è cimentato per la prima volta nella regia proprio con questo corto intitolato «Francesco Vaccaro, il guerriero di Taranto». Il lavoro, prodotto da Am Indipendent Production e che potrebbe uscire entro la fine dell’anno, è dedicato - attraverso la figura di Ciccio - a tutte le vittime di Taranto dell’inquinamento ambientale. A impersonare il giovane tarantino è Edoardo Buscetta che ha interpretato Salvatore Giammaresi nella fiction «La mafia uccide solo d’estate». Nel cast, tra gli altri, anche Maria Grazia Cucinotta.

«Sono molto felice e soddisfatto di questo lavoro - sottolinea il regista Macaluso - perché ho scoperto la storia di questo piccolo grande guerriero per caso, leggendo qualcosa attraverso il web. Me ne sono innamorato. Mi sono innamorato di lui, della sua forza, della sua energia e tutto questo mi ha spinto a contattare subito i genitori, a parlare e confrontarmi con loro e quindi raccontare chi era Francesco, a raccontare ciò che ha rappresentato e rappresenta tuttora per Taranto e i tarantini, e non solo.

«Siamo commossi per l’interessamento di Tonino nei confronti di nostro figlio - dicono, con gli occhi lucidi, i genitori Milena e Donato - Francesco vive sempre in noi e con noi. Ripensiamo sempre alla sua sofferenza vissuta ora dopo ora con lui e ancora non riusciamo a spiegarci da dove tirasse fuori tutta quella forza. La fede, quella sì, sicuramente, lo ha aiutato tanto. Perché lui, di fede, ne aveva tanta. E fino alla fine ha riso e sorriso, cercando di non aggravare ancora di più il nostro dolore».

«Ci manca, ci manca tanto - dicono ancora - ma desideriamo che lui, la sua lotta, la sua positività siano d’esempio per tutti, incoraggino chiunque sia in difficoltà a non mollare. Mai. Proprio come si ripeteva e ci ripeteva il nostro amato Francesco».

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