l'inchiesta
Taranto, scatti anche dal cellulare alle colleghe in ufficio di Poste Italiane
Nei guai un ex direttore, recuperate decine di foto e video dallo smartphone
TARANTO - Non solo video registrati con la telecamera nascosta dentro e fuori l'ufficio postale, nell'inchiesta contro l'ex direttore di una filiale tarantina di Poste Italiane, finito agli arresti domiciliari lo scorso 27 giugno, ci sarebbero anche scatti rubati dall'uomo con il suo cellulare all'interno dell'ufficio.
Nell'inchiesta della Guardia di finanza coordinata dal pubblico ministero Mariano Buccoliero, infatti, i militari avrebbero recuperato anche fotografie dallo smartphone che l'uomo aveva catturato di nascosto quando le colleghe si sedevano di fronte alla sua scrivania per trattare questioni di lavoro. Elementi che ora sembrano scalfire la tesi che l'uomo ha fornito nell'interrogatorio di garanzia dinanzi al gip Francesco Maccagnano. Accompagnato dal suo difensore, l'avvocato Luigi Semeraro, l'uomo ha sostanzialmente affermato di non avere alcuna intenzione di interferire nella vita privata delle colleghe e che c'era un motivo se aveva posizionato la telecamera nel bagno dell'ufficio. Al magistrato che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare aveva anche aggiunto di essere in grado di chiarire tutto non appena raccolti tutti gli elementi per dimostrare la sua piena innocenza.
Secondo la sua versione, nel fatto che in quelle riprese fosse chiaramente visibile il suo volto e persino il suo tesserino lavorativo c'è la prova che in realtà voleva essere riconosciuto perché nessuno dubitasse della finalità di quella sua azione. In sostanza se non avesse voluto farsi riconoscere avrebbe fatto in modo di non essere mai inquadrato. Nelle nuove carte dell'inchiesta, però, emergono nuovi elementi che non sembrano migliorare la sua posizione. Nella richiesta di arresto firmata dal pm Buccoliero, infatti, emerge che agli atti sono finiti una serie di scatti rubati attraverso il cellulare che erano stati cancellati. Un'operazione che non ha fermato i finanzieri che attraverso software ed esperti sono riusciti a recuperare una parte di quei file: tra quelle 56 fotografie, gran parte delle quali fatte fuori dall'ambiente lavorativo, ce ne sarebbero 4 che, secondo l'accusa, l'indagato avrebbe rubato all'interno del suo ufficio. Immagini scattate sotto la scrivania mentre le colleghe erano sedute di fronte a lui. Fotogrammi che come detto l'uomo aveva rimosso dal suo telefono «confermando ulteriormente – si legge negli atti - che la ''bonifica'' era stata indirizzata a tutti i devices in suo possesso - ma grazie al software utilizzato sono state recuperate».
Come raccontato nei giorni scorsi dalla Gazzetta, sono stati i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, agli ordini del colonnello Valerio Bovenga, a condurre le indagini che hanno permesso di accertare come l’uomo avesse piazzato una telecamera nascosta all’interno dei servizi igienici utilizzati dalle sue dipendenti e poi sistematicamente avrebbe scaricato quelle immagini riportandole su un computer personale. Tutto è cominciato a fine marzo 2022 quando una dipendente si è accorta della presenza del dispositivo e, dopo averne parlato alle colleghe, ha denunciato tutto. Complessivamente sono stati recuperati dal pc circa una decina di video e 120mila frame che l'uomo aveva provato a cancellare. A cui ora si aggiungo anche quelli ritrovati sul suo cellulare.