L'Inchiesta
Taranto, parcelle d’oro all’Amiu, i giudici annullano il sequestro a De Bellis
La decisione del Tribunale del riesame dopo l’istanza della difesa. Dissequestrati beni per 1 milione
TARANTO - Il Tribunale del Riesame di Taranto ha dissequestrato i beni per un valore di circa 1 milione di euro bloccati nelle scorse settimane dai finanzieri al consulente di Kyma Ambiente-Amiu, Domenico De Bellis, accusato di peculato ed estorsione nell’inchiesta sulle «parcelle d’oro». Il collegio di magistrati, presieduto dal giudice Alessandro de Tomasi, ha accolto l’istanza del difensore, l’avvocato Nicola Marseglia, e ha annullato il provvedimento con il quale prima il pubblico ministero Lucia Isceri e poi il gip Alessandra Romano avevano messo i sigilli sostenendo che le parcelle d’oro erano state ottenute per attività «fantasma» e grazie a un accordo criminoso tra De Bellis e il dirigente Amiu, Rocco Lucio Scalera. L’accusa nei confronti di De Bellis è di aver ottenuto nel 2010 un incarico che prevedeva la retribuzione di 5mila euro, ma di aver poi ottenuto compensi «esorbitanti» rispetto alla effettiva attività svolta.
L’inchiesta ruota infatti attorno a una mail con la quale, il 12 luglio 2018, proprio Scalera avrebbe quantificato in 989mila euro il compenso per De Bellis per l’attività svolta in due procedimenti amministrativi con l’Agenzia delle Entrate del valore complessivo di 12 milioni di euro. Secondo le indagini svolte dai finanzieri del comando provinciale di Taranto, però, Scalera avrebbe calcolato il compenso ignorando due aspetti fondamentali della vicenda. Il primo è che nel 2010 il cda di Amiu aveva già assegnato l’incarico di seguire le due pratiche all’avvocato Stefano Fumarola. Il secondo è che l’azienda oltre ad aver concesso a Fumarola la possibilità di avvalersi della collaborazione di De Bellis «che già aveva in corso un incarico con Amiu», aveva decreto per quest’ultimo un compenso di 5mila euro. Una cifra lievitata 8 anni più fino a quasi 1 milione di euro. Nel 2019, inoltre, Scalera avrebbe sottoscritto con De Bellis una scrittura privata riconoscendo un compenso di 532mila euro per il primo grado di giudizio dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale di Taranto e di 456mila euro per il secondo grado dinanzi alla Commissione Tributaria Regionale della Puglia. Bisognerà attendere le motivazioni che arriveranno nei prossimi 45 giorni, ma determinante per la decisione del tribunale sarebbe stata la produzione di un verbale del cda Amiu del 2011 che sostanzialmente rende legittimi gli incassi del commercialista: sia accusa che difesa hanno mostrato ai giudici quel documento - non emerso nella fase che ha portato al blocco delle somme – che in pratica incideva sulla quantificazione del compenso e di fatto consentiva a De Bellis di aumentare il valore delle fatture emesse nei confronti di Amiu. A questo si sono aggiunti altri elementi depositati dalla difesa.
L’avvocato Marseglia ha infatti dimostrato che una parte significativa delle somme erano accantonate nel bilancio di Amiu già dal 2011 quindi diversi anni prima che al dirigente Scalera venisse affidata con una procura speciale la facoltà di stipulare contratti fino a 990mila euro. Proprio quella procura, infatti, era stata indicata dall’accusa come lo spartiacque nella carriera di De Bellis in Amiu: il provvedimento del vecchio cda dell’azienda municipalizzata a Scalera aveva fatto lievitare il numero di incarichi e i compensi per il professionista tarantino. L’avvocato Marseglia, però, ha chiarito che al di là del numero di incarichi, i risultati sono stati particolarmente favorevoli per l’Amiu perché le cause con Agenzia delle Entrate e altri enti sono stati quasi sempre vinti permettendo all’azienda di risparmiare la somma di circa 28 milioni di euro.