Ex Ilva
«Noi solidali con gli operai, ma è una fabbrica morente: va disegnato un altro futuro»
Peacelink: occorre un piano B per le aree di crisi
TARANTO - «Siamo solidali con i lavoratori dello stabilimento Ilva di Taranto che rischiano di perdere l’occupazione. Ma riteniamo che continuare a cavalcare un cavallo morente non è una scelta saggia: è una scelta disperata. La siderurgia a Taranto è un cavallo morente a cui si sta chiedendo l’impossibile. Il mondo è cambiato e non è saggio essere nostalgici del passato». Lo afferma il presidente di Peacelink, Alessandro Marescotti, intervenendo sulla vertenza dell’acciaieria dopo lo sciopero e la mobilitazione di lavoratori e sindacati, che chiedono allo Stato di acquisire il controllo e la gestione dello stabilimento. Adesso si attendono le mosse del governo. «Quella che un tempo era una grande azienda siderurgica - aggiunge - si sta spegnendo sotto i colpi di una crisi locale e globale. La crisi è locale perché Acciaierie d’Italia non ha più sufficiente liquidità. Ma la crisi è anche globale. Le banche non fanno più credito alle aziende in crisi. Il costo del denaro è aumentato con l’aumento dell’inflazione, aggravando i problemi di liquidità. Questi problemi di liquidità sono ulteriormente amplificati dall’aumento delle materie prime e dei costi dell’energia, conseguenti alla crisi innescata dalla guerra in Ucraina».
Secondo Marescotti, «l’intervento dello Stato deve servire a sostenere i lavoratori e le loro famiglie, non l’azienda. Le due prospettive non sono tra loro compatibili perché con un sostegno all’azienda si rischia di bruciare miliardi di euro per colmare i buchi di bilancio invece di aiutare i lavoratori a costruire un nuovo futuro occupazionale». Occorre un piano B per le aree di crisi, fra cui Taranto, basato sulle bonifiche - conclude - e su una riconversione economica finalizzata alla transizione ecologica».