il caso
Arsenale Taranto, ultima chiamata: senza assunzioni si privatizza
La denuncia dei sindacati: «Entro il 2024 servono 2.000 unità»
TARANTO - Arsenale, ultima chiamata. Entro il 2024 occorrono almeno 2.000 giovani da assumere nel territorio di Taranto per garantire la continuità del loro ruolo pubblico dello stabilimento della Marina Militare che si occupa delle manutenzioni navali.
L’appello, che risuona come una sirena d’allarme, arriva dai sindacati di categoria reduci dall’ennesima mobilitazione a Roma. I numeri non mentono e raccontano di un progressivo e nemmeno tanto lento depauperamento delle quote lavoro nello stabilimento di lavoro di Taranto. Qui - secondo fonti sindacali - i lavoratori civili della Difesa ad aprile erano meno di 3.000 (nel 2012 erano 4.500) divisi tra meno di 1.000 in Arsenale, 450 Maristanav, 370 Maricommi, 300 Marina Sud, 150 Genio militare e 150 Buffoluto. Il resto va ripartito tra gli altri enti minori. Dunque i conti non tornano non solo Arsenale. Ad accendere i riflettori su un problema che sta diventando una irreversibile emergenza per l’Arsenale, sono i delegati di Fp Cgil Lorenzo Caldaralo, Cisl Fp Massimo Ferri e Uil Pa Giuseppe Andrisano. «Manca manodopera specializzata e tecnici (civili) e le attività non si riescono a garantire per mancanza di dipendenti - sostengono i tre rappresentanti sindacali - e a questo si aggiunga che è concreto il rischio che attività sensibili per garantire la capacità operativa della forza armata siano sottratte al controllo pubblico. Pensiamo al caso di Leonardo che ha già occupato alcune aree all’interno dell’Arsenale».
Inoltre, sempre secondo i delegati sindacali Caldaralo, Ferri e Andrisano, «Officine, stabilimenti e uffici sono vuoti perché il personale civile è stato assunto tutto nel triennio 81/83 (con la legge straordinaria sull’occupazione giovanile la cosiddetta 285) ed ora, dopo 40 anni, stanno velocemente e tutti insieme andando in pensione senza ricambio». Il nodo vero della questione è questo. La soglia del 2024 non viene indicata a caso. La maggior parte dei dipendenti “anziani” della Difesa è in uscita per aver raggiunto o quasi il limite d’età e di contribuzione previsto per legge. Ma, a fronte dei pensionamenti, nulla o poco è stato fatto. Non esiste un piano di ribilanciamento dei numeri della forza lavoro. E comunque - vista la imminente scadenza - siamo già ben oltre la soglia di sicurezza.
«Tre anni fa nel cosiddetto Decreto agosto i ministri Guerini e Brunetta presentarono il piano approvato del programma che prevedeva a Taranto 315 assunzioni in Arsenale. Quel concorso non è mai andato in porto. Si è perso, nessuno sa che fine abbia fatto. E questo nonostante le rassicurazioni dello stesso ministro della Difesa e del sottosegretario Mulè non più tardi di gennaio 2022. Mulè promise che il bando sarebbe uscito entro il primo semestre 2022. Siamo ancora qui ad aspettare di vederlo pubblicato».
Cgil Cisl e Uil denunciano la mancanza di concretezza delle articolazioni della Difesa. «Anche un semplice concorso mette in difficoltà il sistema Difesa che si fonda sulla articolazione frammentaria di diversi poteri, istituzioni ed enti che rallentano il processo decisionale». In Arsenale, però, il ritardo sui concorsi va a creare un «gap» sui numeri. E senza forza lavoro, senza «turn over», senza quel necessario passaggio di competenze tra le generazioni di operai, l’Arsenale rischia davvero di abdicare al suo ruolo pubblico per passare nelle mani dei privati.