Il caso

Ex Ilva, Peacelink: «Picco acciaio già raggiunto»

Redazione online

La vicenda si conclude, precisa Moretti, «dopo 15 anni di battaglia giudiziaria, iniziata con la prima lettera di messa in mora del 2006»

TARANTO - «Contrariamente a quanto viene declamato in queste settimane, il mercato dell’acciaio sta rallentando. La redditività delle acciaierie è crollata e il futuro rimane incerto. Pesano l’eccesso di capacità produttiva e la questione della sostenibilità ambientale».
Lo afferma il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti confutando le dichiarazioni di chi vorrebbe «far sembrare che l'acciaio sia improvvisamente diventato un nuovo Eldorado, una miniera di oro e pietre preziose. I sindacati parlano di fortissima ripresa dell’acciaio e respingono la cassa integrazione. Ma anche Confindustria e Acciaierie d’Italia stanno esultando per la galoppata del settore siderurgico. I prezzi, tuttavia, sono diminuiti drasticamente rispetto ai massimi record di maggio, come affermato da Robert Rennie, capo della strategia dei mercati finanziari di Westpac, secondo il quale con il carbone da coke ai massimi da due anni e il minerale di ferro vicino al record, la redditività delle acciaierie è crollata».
Ora, aggiunge Marescotti, «l'Ilva avrà recuperato qualcosa, dopo le rovinose perdite del passato (865 milioni di euro nel 2019), ma non è stata inaugurata una nuova stagione di stabile ripresa per la produzione. I problemi che affliggono lo stabilimento di Taranto hanno fatto arrivare tardi l’azienda all’appuntamento con l’onda più alta del mercato. Le prossime onde saranno più modeste. Il picco della crescita del settore siderurgico è già stato raggiunto e i margini di guadagno stanno scendendo». Secondo l’ambientalista, «la crisi occupazionale che preoccupa i sindacati non sarà cancellata da una robusta crescita del mercato». 

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