Mittal
Taranto, parla l'operaio licenziato: «Non meritavo questo trattamento dopo 20 anni di lavoro»
Graziato l'altro collega che si è scusato pubblicamente e ha 'rimediato' solo una sospensione
Riccardo Cristello, 45 anni, tecnico di Direzione dello stabilimento ArcelorMittal licenziato per aver pubblicato su Facebook un post sulla fiction “Svegliati amore mio”, cosa ha fatto di così grave?
«Nulla. Ho solo condiviso uno screenshot su una serie televisiva che denunciava l’inquinamento di un’acciaieria e poteva presentare analogie con quanto avvenuto a Taranto, senza ulteriori commenti. È forte la delusione nei confronti dell’azienda, ma anche dei miei superiori. Dopo 20 anni in fabbrica non meritavo questo trattamento».
Non ha pensato che potesse comunque indispettire i vertici dell’azienda?
«No. Lavoro nello stabilimento dal 12 luglio del 2000 e mai mi sarei aspettato di trovarmi in una situazione simile. In alcuni casi sono stato anche definito “aziendalista” dal momento che non mi sono mai iscritto a nessun sindacato. In tutti questi anni ho partecipato forse 3 o 4 volte a scioperi perché lo credevo davvero necessario. Ho piuttosto cercato sempre di mediare»
Cosa le viene contestato, in particolare?
«Si tratta di un post pubblicato sul mio profilo privato che condivido con mia moglie, che possono leggere solo i nostri 400 amici. Dicono che il contenuto era altamente lesivo, ma io ho fatto solo un copia-incolla. Non vuol dire che penso quello che veniva riportato».
Qual è il suo stato d’animo in questo momento?
«Ho aspettato fino all’ultimo per dire a mia madre anziana quello che mi era capitato. Ho fatto finta di essere sereno per dare coraggio a lei e a me stesso. Sono sbigottito, mi è caduto il mondo addosso».
Ha fornito le giustificazioni richieste dall’azienda entro i 5 giorni fissati?
«Assolutamente sì. L’ho fatto tramite l’avvocato Mario Soggia e ho inviato altra raccomandata successivamente. All’interno la mia versione: non era mia intenzione offendere e ledere l’immagine dell’azienda. Il post è generico, non c’è alcun tipo di riferimento ad ArcelorMittal o a superiori. Alle mie spiegazioni ho allegato una richiesta di annullamento del provvedimento. La risposta è stata il licenziamento».
Cosa si aspetta dopo tutto questo clamore?
«Spero che questo rumore, anche nazionale, faccia tornare l’azienda sui suoi passi per chiarire quanto accaduto e magari sistemare tutto».
Come giudica la differenza di trattamento rispetto al suo collega, che si è scusato pubblicamente e ha evitato il licenziamento?
«Ho la sensazione che siano stati utilizzati due pesi e due misure nella valutazione dei fatti. A me non è stata data la possibilità di dire la mia. Ho provato a contattare i superiori in Acciaieria e in amministrazione, ma con scarsi risultati».
Cosa pensa di fare a questo punto?
«Nel caso in cui non dovessero esserci sviluppi, attraverso il legale impugnerò il licenziamento e chiederò l’immediato reintegro».