Il siderurgico
Taranto, a Mittal nessun accordo sulla Cassa: ma l'azienda va avanti
Cresce l’ attesa per il piano industriale. Il 5 giugno sciopero al Porto.
TARANTO - Nessun accordo ieri tra ArcelorMittal e sindacati metalmeccanici per quanto riguarda la nuova cassa integrazione Covid 19 che l’azienda ha chiesto per 5 settimane, dall’1 giugno, per 8.173 addetti. Lo stesso numero massimo chiesto per la prima tranche di cassa Covid effettuata da marzo sino a fine maggio. L’azienda aveva già annunciato che «trattandosi di un evento oggettivamente non evitabile che rende indifferibile la riduzione dell’attività lavorativa, la sospensione ha comunque decorrenza dalle date indicate».
La multinazionale ha comunicato che il ricorso alla cassa integrazione si rende necessario «per la fase complicata - riferiscono le organizzazioni sindacali - che si sta attraversando in riferimento all'emergenza sanitaria, portando una caduta degli ordini attuali e futuri».
Fim, Fiom e Uilm ritengono «necessario affrontare I'annosa questione delle manutenzioni ordinarie e straordinarie visto che attualmente il 90% del personale delle manutenzioni centrali è in cassa integrazione. Inoltre, abbiamo chiesto - annunciano i sindacati - un'integrazione salariale attraverso il recupero di una parte degli sgravi fiscali, messi a disposizione dal governo per le aziende che utilizzano l'ammortizzatore sociale con causale Covid-19».
Infine, le sigle metalmeccaniche hanno chiesto "incontri specifici per area per affrontare il tema della rotazione del personale, ove possibile, a parità di professionalità ed impianti similari».
Intanto, le Rsu Fim e Uilm hanno proclamato 24 ore di sciopero, a partire dalle 7 del 5 giugno prossimo, dei lavoratori dei reparti Ima est ed ovest (impianti marittimi) per protestare contro la gestione della cassa integrazione.