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Coronavirus Taranto, mogli detenuti: «Sia permesso espiare pena residua a casa»

Redazione online

Appello rivolto alla direttrice dell'istituto penitenziario per sollecitare magistrati del Tribunale di sorveglianza

TARANTO - «Chiediamo, in sostanza, di poter permettere ai nostri cari di espiare la pena residua nella propria abitazione, circondati dall’affetto dei propri cari, per far sì che uniti alle famiglie, questo periodo di quarantena possa essere più accettabile e dignitoso». È l’appello rivolto da un gruppo di mogli di detenuti del carcere di Taranto, che chiedono alla direttrice Stefania Baldassari, al personale di polizia penitenziaria e ai sindacati di «sollecitare i magistrati del tribunale di sorveglianza di Taranto ad essere un pò più clementi, più malleabili a concedere più misure alternative».

Le firmatarie della lettera fanno notare che a Taranto l'epidemia da Coronavirus si unisce al problema del sovraffollamento della struttura penitenziaria. «Queste due combinazioni - aggiungono - formano una catastrofe». Sono state assunte, rilevano, «le forme più ristrette quali la mancanza di contatti esterni, la sospensione dei colloqui con le famiglie. Ed è anche giusto per tutelare i nostri mariti o figli detenuti».

Ma per il gruppo di donne «questo non è sufficiente» perché il virus può entrare ugualmente all’interno del carcere «e può colpire i nostri cari, gli agenti di polizia, il personale sanitario. Pienamente d’accordo, chi ha sbagliato - osservano - deve pagare, ma noi chiediamo soltanto più misure alternative».

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