emergenza coronavirus
Mittal Taranto, attesa per la decisione del prefetto sulla prosecuzione della produzione
Intanto il sindaco Melucci commenta la lettera inviata nei giorni scorsi dall’azienda al premier Conte
TARANTO - «Impianti in stand by e lavoratori al sicuro a casa, con buona pace dei ricavi? Ben arrivata sulla Terra del 2020 ad ArcelorMittal. Hanno finalmente scoperto la pandemia globale e compreso i sacrifici di qualunque impresa mondiale. Tanto, se non spengono tutto per il Coronavirus, lo devono fare per le emissioni inquinanti che ancora provocano e per effetto dell’ordinanza sindacale che pende sulle loro teste».
Lo sottolinea il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci commentando la lettera inviata nei giorni scorsi dall’Ad di ArcelorMittal, Lucia Morselli, al premier Conte e ad alcuni ministri, che paventa «l'avvio delle operazioni di messa in stand-by dell’intera area a caldo dello stabilimento di Taranto, nonché la collocazione in Cig di tutta la forza lavoro il cui impiego non è necessario per svolgere tali operazioni» nel caso in cui il prefetto di Taranto Demetrio Martino dovesse prorogare il decreto, che scade oggi, sulla sospensione dell’attività produttiva ai fini commerciali.
E’ una «assurdità» far vivere «segregata, ancora nel 2020 e al tempo del Coronavirus, una intera comunità nei numerosi giorni di vento dell’anno, piuttosto che intervenire con convinzione sulle fonti inquinanti». Lo afferma il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci riferendosi ai rischi per la salute e alle restrizioni che subiscono i cittadini dei rioni a ridosso dello stabilimento siderurgico di Taranto nei Wind day, i giorni di forte vento proveniente da nord ovest segnalati sul sito di Arpa Puglia, nei quali si riversano sulla città le polveri minerali provenienti dai parchi minerali dell’ex Ilva.
«Abbiamo letto con attenzione e gratitudine - aggiunge il primo cittadino - lo studio presentato da alcuni ricercatori italiani dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima sulla rivista Air Quality, Atmosphere & Health. Lo stesso Comune di Taranto, che pure è un mero esecutore in questo frangente, aveva più volte richiesto l’aggiornamento della delibera regionale del 2012, che regolamenta le misure nei giorni definiti Wind day».
Non ci «scandalizza più che - attacca Melucci - disparati organismi, come Cnr, Iss, Ispra, Arpa, Asl, ci rappresentino periodicamente scenari spesso dissonanti nella prospettiva sanitaria, senza che si curino per altro dello stato d’ansia nel quale puntualmente gettano i residenti, specie del quartiere Tamburi, o della difficoltà nella quale relegano gli enti locali. Oggi Taranto non è più interessata a perfezionare le cautele nei Wind day, oggi noi non siamo semplicemente più disponibili a vivere giorni di Wind day. Tutta Italia sta toccando con mano quanto sia complicato e doloroso restare ingiustamente segregati e privati delle più normali libertà ed attività».
Il sindaco afferma che «ogni studio è interessante e forse utile, ma no, grazie. Cambiare gli orari di apertura delle finestre non è più in discussione. Possiamo solo discutere dello stop delle fonti inquinanti e del ritorno ad una vita normale. Come vale per tutti i cittadini del mondo civilizzato».
AMBIENTALISTI: «NO AI RICATTI SU EMERGENZA COVID» - TARANTO, 03 APR - «Troviamo davvero impressionante la continuità metodologica fra la gestione Riva e quella Mittal. Ciò, d’altra parte, conferma che senza certi metodi e senza continue deroghe normative, questa fabbrica non starebbe sul mercato». Lo sottolinea il movimento ambientalista Giustizia per Taranto riferendosi alla lettera al premier Conte dell’Ad di ArcelorMittal, Lucia Morselli, che prospetta «l'avvio delle operazioni di messa in stand-by dell’intera area a caldo dello stabilimento di Taranto, nonché la collocazione in Cig di tutta la forza lavoro il cui impiego non è necessario per svolgere tali operazioni» nel caso in cui il prefetto di Taranto Demetrio Martino dovesse prorogare il decreto, che scade oggi, sulla sospensione dell’attività produttiva ai fini commerciali.
«Al di là del fatto che - sostiene Giustizia per Taranto - quest’ennesimo 'ricattò si commenta da solo, ma gli impianti non si sarebbero dovuti già trovare al minimo? I nostri rappresentanti istituzionali, per esempio, lo sanno che non è così?».
Il movimento ambientalista fa presente che ieri «i sindacati hanno denunciato carenze sulla sicurezza dei lavoratori e sull'igiene, nonché sulle prescrizioni contro il Coronavirus e sulle modalità di scarico del minerale al porto. D’altra parte è piuttosto emblematico il caso dell’operaio che, sentitosi male in fabbrica proprio a causa del virus, sia stato accompagnato a casa in taxi, anziché chiamare l’ambulanza».
Il quadro, concludono gli ambientalisti, «ci sembra chiaro come il sole e, soprattutto, mai mutato: il profitto è l’unico interesse effettivo e reale, da raggiungere ad ogni costo. Lavoratori e tarantini sono proprio quel costo. La politica è strumento di questo scempio inaccettabile».