La decisione
Taranto, fondi «green» dall'Ue per rilanciare l'ex Ilva
Ogni Paese dovrà infatti presentare a Bruxelles dei piani dettagliati sulla riconversione energetica dei territori beneficiari del nuovo fondo
TARANTO - L’invito della Commissione Ue a investire le risorse del nuovo fondo europeo per la transizione equa nell'area di Taranto «non è una proposta finale o vincolante. Ora comincerà un dialogo con i vari Paesi. Si tratta dell’inizio di un percorso di selezione delle aree su cui puntare e allo stesso tempo un invito sia alle capitali che alle regioni per cominciare a preparare i loro Piani territoriali per la transizione giusta. Abbiamo deciso di puntare sulle regioni più problematiche": lo ha spiegato la commissaria Ue alla coesione, Elisa Ferreira, durante un incontro con un gruppo di giornalisti europei.
Ogni Paese dovrà infatti presentare a Bruxelles dei piani dettagliati sulla riconversione energetica dei territori beneficiari del nuovo fondo che, nelle intenzioni dell’esecutivo, dovrebbe avere a disposizione 7,5 miliardi di risorse provenienti dal bilancio Ue 2021-2027.
La Commissione ha identificato le aree in cui ogni Paese dovrebbe investire le risorse del nuovo Fondo europeo per la transizione giusta combinando una serie di criteri: la quantità di emissioni di CO2 emesse dal settore industriale, l’uso delle fonti fossili o la loro produzione, l’impatto della transizione ambientale sull'occupazione nella regione e la capacità economica del territorio di far fronte alla riconversione «green». Le raccomandazioni tengono conto anche dei piani nazionali su clima ed energia a medio e lungo termine.
L’area di Taranto «ospita una delle più grandi acciaierie d’Europa e una delle tre più grandi centrali elettriche a carbone in Italia», ricorda la Commissione. Decine di migliaia di posti di lavoro «sono a rischio», avverte l’esecutivo, che vede una «sfida imponente riguardante la decarbonizzazione e richiede un grande sforzo nel supportare una strategia per la transizione integrata, e accompagnare Taranto verso un passaggio a lungo termine verso alternative economiche e ulteriori sviluppi del cluster dell’acciaio». In particolare, il Fondo per la transizione dovrebbe spingere gli investimenti nello «sviluppo di tecnologie e infrastrutture per energia pulita e prezzi accessibili, efficienza energetica e rinnovabili, compreso nei siti industriali"; ma anche nella «rigenerazione e bonifica dei siti», nella «creazione di nuove aziende» e nella formazione dei lavoratori.