il siderurgico
Mittal, Confindustria Taranto: «Chiusura fabbrica non è soluzione». Patuanelli: tavolo in Prefettura
Pagamenti indotto sono in corso a Taranto. Incontro con il ministro il 18 dicembre in Prefettura
TARANTO - «Noi pensiamo che la chiusura della fabbrica non sia la soluzione per l’ambientalizzazione e la ricaduta economica nel territorio. La nostra posizione non è per la chiusura, ma per una industria che continui a produrre e osservi attentamente tutti gli impegni necessari per la bonifica degli impianti e diventare ecocompatibile». Lo ha detto il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro, a margine della conferenza stampa convocata per fare il punto sui pagamenti di ArcelorMittal alle imprese dell’indotto, che hanno manifestato per 9 giorni alle portinerie dello stabilimento. I pagamenti sono in corso, ma ci sono ancora ritardi nei confronti di alcune ditte, «per difetti di comunicazione» secondo il presidente degli industriali ionici. All’incontro stampa hanno partecipato numerosi sindaci del tarantino, l’assessore comunale di Taranto Gianni Cataldino, il consigliere provinciale Giampaolo Vietri e una delegazione di imprenditori dell’indotto.
Quanto alla possibilità di realizzare un’acciaieria "ecocompatibile, non diciamo nulla di nuovo - ha detto Marinaro - è quello che in altre parti del mondo si è attuato e può essere attuabile anche a Taranto non incidendo negativamente sulla ricaduta economica». L’emergenza appalto, ha osservato ancora, «probabilmente non è conclusa, ma si è avviata una sinergia forte con il territorio, con le istituzioni locali che siamo qui a ringraziare. C'è un sistema dell’indotto, un sistema locale di Taranto e provincia ormai coeso che andrà a tutelare nel miglior modo le aspettative del territorio».
E’ intervenuto al telefono il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, per «confermare la soddisfazione - ha detto - per il lavoro di squadra che è stato fatto. Si tratta solo di un piccolo, doveroso passo, che è stato fatto nel ricostruire un rapporto decente con chi si stava comportando molto male con la città, con il governo italiano. Ci auguriamo di aver ripristinato rapporti civili e costruttivi tra l’azienda e tutta la comunità. Il secondo passo, però - ha concluso Emiliano - deve essere quello di una più decisa tutela della salute delle persone».
Il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ha convocato, in qualità di presidente, il Tavolo istituzionale permanente per la riconversione economica e sociale dell’area di Taranto, alle ore 11 del 18 dicembre 2019, presso la Prefettura. Al Tavolo, spiega una nota, verranno illustrati gli interventi programmati nel periodo 2020-2023 per l'area tarantina e sottoposti ad approvazione ulteriori iniziative. Parteciperanno i ministeri dell’Ambiente, delle Infrastrutture, della Difesa, dei Beni culturali, della Salute, dell’Istruzione, dell’Università, delle Politiche Agricole, quello per il Sud e la Coesione Territoriale, il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Contratti istituzionali di sviluppo, la Regione Puglia, la Provincia, il Comune e la Prefettura di Taranto, i Comuni interessati dell’area tarantina, la Camera di Commercio, l’Autorità portuale del Mar Ionio, il Commissario straordinario per gli interventi di bonifica e i Commissari straordinari dell’Ilva.
CGIL: OPERAI SOCIETÀ INDOTTO ATTENDONO SPETTANZE - «I 150 operai della ditta Quadrato», società creditrice di ArcelorMittal, transitati il primo ottobre scorso «in altra azienda dell’appalto ArcelorMittal, continuano ad aspettare le somme riferite alle competenze di fine rapporto, compreso il rateo di otto mesi di lavoro della tredicesima». Lo sottolinea Paola Fresi, segretaria generale della Filcams Cgil di Taranto, la categoria che rappresenta il settore dei servizi (dalle pulizie industriali a quelle civili) all’interno dell’acciaieria tarantina. La vicenda dei pagamenti alle imprese dell’indotto che hanno manifestato per nove giorni dinanzi alle portinerie del Siderurgico «è finita - osserva Fresi - con le conferenze stampa e i soldi arretrati sui conti delle imprese. Ci saremmo aspettati conseguentemente che quei soldi arrivassero anche nelle tasche dei lavoratori. Ma non è stato così per gli ex operai della Quadrato».
Il rappresentante della segretaria Cgil, Giovanni D’Arcangelo, sostiene che «mentre in queste settimane le imprese, anche con azioni di forza, hanno rivendicato i loro diritti, oggi assistiamo nuovamente alla marginalizzazione delle questioni che riguardano l’anello più debole della catena, ovvero i lavoratori. Di fronte a tale condizione - conclude - chiediamo alle istituzioni territoriali e regionali che tanto si sono spese per le imprese di contrapporre uguale veemenza e determinazione di fronte ai diritti non riconosciuti di tutti i lavoratori dell’appalto».
I SINDACATI - Per l’ex Ilva è cominciato il conto alla rovescia. ArcelorMittal e il Governo devono trovare una linea di accordo entro il 20 dicembre, data fissata dal giudice di Milano posticipando l’udienza della causa fra ArcelorMittal e i Commissari Straordinari per permettere alle parti di trattare. Mentre corre la clessidra la tensione a Taranto è tornata a salire. Questa mattina in occasione dello sciopero proclamato dal sindacato Usb (che vuole la chiusura dell’area a caldo come fatto a Genova) cittadini e ambientalisti hanno apostrofato come "vigliacchi», «pecore», «burattini» i lavoratori che passavano i tornelli. Tensione anche sul fronte dei pagamenti alle imprese dell’indotto. Alcune di queste non avrebbero ancora avuto il ristoro delle fatture. E in altri casi, come quello della ditta Quadrato, il pagamenti alle imprese non diventano poi pagamenti ai lavoratori delle stesse.
Tre settimane e altrettanti week end sono appena necessarie per delineare come dice il ministro Patuanelli «un percorso da fare insieme». L’intera architettura dell’accordo richiederà altro tempo. Probabile anche che 20 le parti si accordino per un’ulteriore proroga e che il Giudice trovi opportuno concederla.
Un tempo che si stringe e si dilata mette sotto pressione i sindacati preoccupati di diventare l’agnello sacrificale in un intesa che riporterebbe le lancette a prima dell’accordo del 6/9/2018: oggi ArcelorMittal chiede 5.000 esuberi come li chiedeva - non ottenendoli - due anni fa. Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil sui tagli sono fermi.
«Noi non intendiamo firmare un accordo con esuberi quando abbiamo messo un anno per fare una trattativa che ne prevedeva zero» dice da Terni la segretaria della Fiom Francesca Re David. "Mittal - attacca - ha vinto una gara pubblica di evidenza internazionale sulla base di un piano finanziario, industriale, occupazionale e ambientale. Che dopo un anno dica datemi i soldi per rimanere o stravolgo il piano non è accettabile. Spero che il Governo tenga fermo il punto, noi non firmeremo esuberi. Non si possono dare soldi alle multinazionali e non controllare che cosa fanno e quale è la prospettiva».
Stessa veemenza dal segretario della Uil Carmelo Barbagallo: "Noi restiamo fermi sull'accordo che avevamo fatto dieci mesi fa: non c'erano gli esuberi, e non siamo disponibili ad impostare altre impostazioni che non siano una acciaieria che continui a produrre il miglior acciaio d’Europa, la migliore acciaieria di Europa, e con una produzione che sia superiore ai sei milioni di tonnellate l’anno, altrimenti va in perdita e saremo costretti a venderla» dice.