La protesta
Taranto, Comitato Genitori contro decreto «salva-Ilva»: lettera a Mattarella
In una lettera aperta al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, i genitori fanno riferimento al decreto «Misure urgenti per la tutela del lavoro»
TARANTO - Critiche per la firma del cosiddetto decreto «Salva-Ilva», che reintroduce l’esimente penale nell’attuazione del piano ambientale per i gestori dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto, vengono sollevate dal comitato Niobe, formato da genitori che hanno perso figli per malattie che essi ritengono connesse all’inquinamento.
In una lettera aperta al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, i genitori fanno riferimento al decreto «Misure urgenti per la tutela del lavoro e la risoluzione di crisi aziendali», ritenendo sia «in netto contrasto con la nostra Carta Costituzionale, ad iniziare dall’articolo 32 che tratta di tutela della salute».
Nella lettera firmata da Angelo Di Ponzio, papà di Giorgio, il 15enne morto il 25 gennaio scorso a causa di un sarcoma, i genitori spiegano di essere «enormemente dispiaciuti per non aver ricevuto risposta alla nostra precedente missiva» in cui «ponevamo il focus sui nostri bambini e sulle strutture ospedaliere locali che li accolgono».
Il Comitato critica anche la scelta dei «Commissari di Governo a capo dell’Amministrazione straordinaria di Ilva che hanno impugnato il provvedimento della Procura di Taranto che ordina lo spegnimento dell’altoforno 2» il quale «ha già provocato la morte di un operaio».
Infine, il Comitato annuncia che denuncerà alla Corte europea dei diritti dell’Uomo «l'azione politica del Governo italiano» che «continua a emanare leggi che violano i nostri diritti».