C’è chi dice che l’amore sia una questione di coppia. Ma non nell’Oregon del 1850, dove un solo matrimonio ne scatena… altri sei. Torna sul palco del TeatroTeam di Bari uno dei musical più amati di sempre, «Sette spose per sette fratelli», con la regia di Luciano Cannito e un cast guidato da Giulia Ottonello e Mario Ermito, nei ruoli di Milly e Adamo Pontipee. Due gli spettacoli in programma, sabato 22 novembre (ore 21) e domenica 23 novembre (ore 18.30), che inaugureranno la 35esima Stagione Teatrale 2025/2026 del Team (biglietti al botteghino di via Argiro 73 e su TicketOne – infotel.080/5210877-9187203).
Cannito, il musical ha debuttato da poco con questo nuovo cast: com'è andata?
«Davvero bene, è uno spettacolo che continua a essere un caposaldo per il pubblico italiano. È amato da tutti: bambini, ragazzi, adulti. Dopo tre anni che lo portiamo in tour, mi rendo conto che questo titolo è nel dna di tutti noi: era il film di Natale che si vedeva in tv, forse l’unico musical cinematografico già negli anni ’60».
Che effetto le fa sapere che i giovani sono vicini al teatro musicale, che negli ultimi anni sembra vivere una stagione positiva?
«Credo che il motivo sia semplice: parla un linguaggio "pop", non nel senso di "leggero", ma di "popolare". È una forma teatrale accessibile, senza preconcetti, dove convivono canto, recitazione, danza e musica. È puro intrattenimento, ma anche una grande macchina di emozioni».
Proprio la danza nel musical ha un ruolo centrale, deve dialogare con la musica e la recitazione. Qual è, secondo lei, il segreto per creare una coreografia che «parli»?
«Deve essere al servizio della storia. Non un insieme di movimenti fini a sé stessi: deve avere un motivo, un senso narrativo. Per questo non scelgo mai ballerini troppo classici, voglio interpreti che sembrino persone comuni che all’improvviso si mettono a ballare. Il pubblico deve potersi identificare. Quando la danza è giustificata da un’azione o da un racconto, allora diventa emozione pura. E quando il regista è anche coreografo, è un valore aggiunto: è difficile creare una storia senza sapere come si muoverà nello spazio».
Ci porti un po’ dietro le quinte: c’è qualche dettaglio che può svelarci in anteprima?
«Una simpatica curiosità: Mario Ermito, che interpreta Adamo, sognava da sempre di interpretare un western. Possiede 14 cappelli da cowboy! Era perfetto per il ruolo, è credibile e pieno di energia. Poi c’è Giulia Ottonello, talento straordinario, ho scoperto la sua ironia, leggerezza e forza. Il pubblico si diverte molto anche grazie a lei. Dietro le quinte, invece, succede di tutto: le scenografie cambiano costantemente, i carri si muovono per ricreare i paesaggi del West, e mentre lo spettatore guarda una scena, dietro se ne prepara già un’altra. Le sarte corrono per i cambi di costume: i fratelli, ad esempio, in pochi secondi passano da "barboni" a ragazzi eleganti. È davvero uno spettacolo nello spettacolo».
Tre anni di repliche, ma con un cast nuovo: cosa la spinge ancora a continuare a portare in scena questo musical?
«Sono soprattutto i protagonisti a dare nuova linfa, a cambiare il ritmo e i colori dello spettacolo. È sorprendente come, pur raccontando la stessa storia, lo spettacolo si trasformi. E per un regista non c’è niente di più bello: ritrovare ogni volta la magia del “nuovo”».
















